Zingaretti mette il suo Pd «en marche» per la guerra contro gli eurosovranisti

Il dem fa da sponda al partito di Macron: «Uniamo le forze antipopuliste»

Laura Cesaretti

Roma Per qualche settimana, di qui alle Europee, nel Pd regnerà una (quasi) pace che ha qualcosa di irreale, visti i trascorsi. È l'effetto della campagna elettorale, certo, e della sfida epocale lanciata all'Europa dal populismo sovranista.

Per Nicola Zingaretti è anche la prima prova da leader, e che il fuoco covi sotto la cenere lo lascia intendere il messaggio double-face di Matteo Renzi, che da un lato promuove il nuovo segretario che «tiene insieme tutti» e si dice sicuro che il Pd farà un «buon risultato», dall'altro gli ricorda, con una punta di perfidia, che il «ritorno a casa» dei tanti che avevano abbandonato il partito in odio a lui o avevano votato altro alle scorse politiche (da D'Alema a Bersani, da Prodi a Casini) costituisce «una base che l'anno scorso stava attorno al 25%». Alzando dunque di parecchio l'asticella per il Pd, rispetto ai sondaggi in circolazione.

Zingaretti, attento finora soprattutto a recuperare un (ipotetico) voto di sinistra, con l'avvicinarsi delle elezioni cerca di recuperare un po' di terreno anche sul fronte più moderato, dopo la «svolta» sinistrorsa dei Cinque Stelle. E cerca di dare concretezza allo slogan «da Tsipras a Macron»: così ieri, a Torino, ha partecipato al lancio dei candidati più «macroniani» e liberal del Pd, da Sandro Gozi a Enrico Morando, insieme al segretario generale di En Marche, Stanislas Guérini. Che ha teorizzato con parole chiare la necessità di unire le forze, nella Ue, tra liberali, macroniani, verdi e socialisti, con l'obiettivo di costituire - se non un gruppo unitario - almeno un'alleanza che si contrapponga fortemente al sovranismo e che abbia i numeri per controbilanciare le spinte più conservatici di un Ppe spostato a destra dalla concorrenza populista. «Vogliamo unire i progressisti europei in un nuovo gruppo al Parlamento europeo - ha spiegato Guérini - la base di partenza è Alde, il Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa, costituito da due pilastri, quello liberale e quello democratico. Noi vogliamo aggiungere un terzo pilastro, quello progressista. Vedremo se sarà possibile farlo anche con il Pd, dove molti temi ci uniscono». E Zingaretti non ha chiuso, pur sottolineando che il Pd «resterà nel Partito socialista europeo». Ma «contro i sovranisti che vogliono distruggere l'Unione europea servono alleanze», sottolinea. Renzi ha già dato il suo entusiastico sostegno all'operazione macroniana, che a suo parere serve tanto più in Italia dove «i populisti li abbiamo al governo: abbiamo l'amico di Marine Le Pen che è il responsabile della sicurezza in Italia e abbiamo un piccolo gilet giallo come responsabile dell'economia italiana».

Domani il segretario del Pd ospiterà a Roma Frans Timmermans, candidato Pse alla presidenza della nuova Commissione: «Ci sono due Europe - dice Zingaretti - ce n'è una che torna indietro, ai fili spinati, all'odio e ai nazionalismi; poi ce n'è un'altra che sta unendo le grandi forze progressiste per aprire una nuova stagione». Quanto alla situazione italiana, per il leader dem «la crisi di governo» è già in atto, che l'esecutivo è paralizzato e a tenere insieme la maggioranza resta solo la «voglia di potere».

Ma se la crisi si formalizzasse, il Pd non sosterrà alcun governo diverso, tecnico o politico: «L'unica soluzione sarebbe il voto», perché «nessun governo parlamentare potrebbe farcela», replica a chi gli chiede se il Pd tenderà la mano a M5s. Dopo il voto, si vedrà.

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