La Pomodoro «conquista» il Tribunale

Ormai manca solo il sigillo del Csm in seduta plenaria. Ma più che una votazione sarà una standing ovation: Livia Pomodoro ha conquistato tutti, laici e togati, destra e sinistra e il suo nome ha calamitato la Commissione incarichi direttivi di Palazzo dei Marescialli: sei voti su sei, suggestivamente arrivati nel giorno festivo per eccellenza del calendario ambrosiano, il 7 dicembre. E così Livia Pomodoro sarà presto il Presidente del tribunale di Milano. Primo Presidente donna e figura capace di ricomporre, in un clima finalmente più ecumenico, antiche lacerazioni e divisioni.
Dunque, una nomina bipartisan, per usare il linguaggio della politica. «È la donna giusta al posto giusto - commenta Fabio Roia, giudice a Milano e componente del Csm - per la conoscenza che ha della realtà sociale, politica, istituzionale e giudiziaria della città». Entusiasta Tiziana Maiolo, assessore alle attività produttive di Palazzo Marino: «Con questa mossa Milano si conferma una grande capitale del women’s power, con la prima donna sindaco, Letizia Moratti, la prima donna Presidente di Assolombarda, Diana Bracco, e ora anche la prima donna Presidente del tribunale».
Originaria di Molfetta e allieva di Adolfo Beria d’Argentine, Livia Pomodoro è entrata in magistratura all’età di 25 anni, in un’epoca in cui le donne con la toga si contavano sulle dita di una mano.

Allora si occupava di sfratti, poi è stata tante altre cose: fra l’altro capo di Gabinetto del Guardasigilli Claudio Martelli e dal 1993 Presidente del tribunale per i minori. Ora il suo curriculum entra anche nella storia della città.

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