Porto, tutti contro tutti purché non cambi niente

(...) degli operatori portuali (non tutti, comunque) a preferire un politico che non sa nuotare piuttosto che subire uno skipper stile «Quaranta ruggenti» come Giovanni Novi; e interesse - soprattutto - di chi a Genova e in Liguria non ha nessun interesse, all’insegna del «tutto cambi, purché nulla cambi veramente».
Un unico risultato è stato raggiunto sul piano dell’unanimità: il dissenso. Sono tutti d’accordo, i protagonisti della tenzone, nel litigare. Ieri ci si è messo anche il presidente della Provincia Alessandro Repetto, uno che per educazione, stile personale e convinzione ha sempre preferito la mediazione, il tentativo di conciliazione, il sorriso a viso aperto anche quando lo stomaco suggeriva fulmini e saette.
Ma quando la misura è colma, anche uno come lui - allenato a frenarsi persino di fronte a Giovanni Berneschi, quando si confrontavano ai piani alti della Cassa di risparmio di Genova e Imperia - non ce la fa a tenere la bocca chiusa a oltranza. E nemmeno a tenere la penna in tasca.
Tant’è che ha scritto una lettera in cui censura «l’inusuale campagna elettorale in atto (a quando i manifesti sui muri della città?)» - leggi: Vincenzi pro Costa -, oltre a stigmatizzare il giudizio - sempre targato Vincenzi - sul diritto degli operatori portuali a esprimersi sul candidato migliore alla presidenza dell’Authority.


Non basta: Repetto, in un soprassalto di orgoglio, dice forte e chiaro che intende «diffidare di continui annunci, di scenari universali, di visioni strategiche, di affreschi» a fronte della mancanza di «provvedimenti certi, concreti, quotidiani, che possano fornire alla portualità genovese fiducia, serenità di rapporti, regole, sicurezze e nuovi impulsi imprenditoriali». Dicci niente, di questi tempi...
Meglio, allora, Luigi Merlo, Mario Margini, o Paolo Costa? Oppure un «quarto uomo»? Meglio cambiare, sì. Ma, per favore, non tirate a sorte!

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