Preghiere, poesie e ricordi al capezzale di mamma Rosa

I figli si stringono attorno alla madre. Don Marco: « Ha fatto dono dei valori che Dio le ha regalato». L’ode preferita: «La morte non conta»

Continua a risplendere la Madonna di Alceo Dossena. Fa luce all’ingresso di casa Bossi Berlusconi. Al sesto piano di quell’anonimo stabile della periferia milanese, dove «mamma Rosa si sta spegnendo». Le condizioni si sono aggravate, dopo qualche giorno di sollievo, di leggera ripresa anche senza quelle flebo e quegli aghi che da tredici giorni la martoriavano. La signora Rosella, come preferisce farsi chiamare, è «arrivata alla fine della vita terrena».
«Si è preparati a quello che prima o poi deve succedere» dicono dalla famiglia, mentre Silvio Berlusconi accorre da Roma in fretta e furia. Le vicende della politica restano fuori dalla porta, neanche una parola con i cronisti che presidiano viale San Gimignano e che annotano ogni segno proveniente da quel sesto piano con le tapparelle semi-abbassate e dove, ieri, anche il Presidente Berlusconi è rimasto al capezzale della madre.
Una presenza, quella del Cavaliere, rotta solo per una triste e dolorosa incombenza al Monumentale. Nel cimitero che ospita le memorie ambrosiane - nel piccolo famedio è tumulato il papà, il commendator Luigi -, Silvio insieme al fratello Paolo avrebbero scelto quella che sarà l’ultima dimora per la signora Rosella.
Poi, ancora in viale Gimignano con gli altri familiari che avvertono il respiro del tempo che si ferma e che, secondo fonti, starebbero ipotizzando «funerali in forma strettamente privata». Dettagli in queste ore per chi vede portarsi via frammenti di ricordi, anche se «nei suoi momenti di lucidità, ci ha detto di non preoccuparci perché lei è sicura di andare in Paradiso a pregare per noi» confida commosso Paolo. Un singhiozzo, un pezzo di vita che se ne va e un pensiero a chi l’ha vissuta con gioia, semplicità e pure gentilezza per 97 anni. Un dono «di valori personali che Dio le ha profusi e che lei ha trafficato facendone parte a tanti» racconta don Marco Melzi che, appena due giorni fa, ha passato con lei alcune ore di preghiera. «Ricordi di un passato denso di prove che talvolta solo la fede riesce a superare, la speranza a sostenere e la carità a valorizzare» aggiunge l’anziano sacerdote.
Parole, «belle parole» come quelle che mamma Rosa ha avuto «per tutti quelli che le stanno vicino» da quando, tredici giorni fa, è stata colta da una crisi. Crisi che non ha richiesto il ricovero e nemmeno «attuare particolari terapie oltre a quelle di sostegno». Ieri, il peggioramento, uno scompenso cardiaco e il «suo» Silvio che abbandona Roma, la residenza di Palazzo Grazioli e la crisi politica. Una giornata in più insieme a mamma Rosa, «con questa piccola donna che ci dà tanta forza» dicono i nipoti.

Tutti attorno a lei, consapevoli come recitano una lirica di Rosamunde Pilcher, a lei assai gradita, che «la morte non è niente, non conta» perché «io me ne sono solo andata nella stanza accanto». Comunque, state sereni, perché «vi sto soltanto aspettando da qualche parte, molto vicino, appena svoltato l’angolo».

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