Due sopralluoghi in 24 ore, i dubbi sul terzo interrogatorio al compagno e una desinenza che potrebbe cambiare tutto. La lunga settimana di indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni si è conclusa così, con molto movimento sull’asse Terno d’Isola-Bergamo. I carabinieri sono di nuovo entrati nella casa della coppia, a distanza di poche ore dall’ultima ispezione.
Anche stavolta alla presenza di Sergio Ruocco, anche stavolta per circa 15 minuti. Gli esperti del Nucleo investigativo di Bergamo, bardati con le tute bianche della Scientifica per non inquinare le stanze sotto sequestro, sono stati nell’appartamento al primo piano soffermandosi anche sul terrazzo e sugli infissi fino alle 12.21 di ieri. L’idraulico 37enne, che non è indagato, secondo quanto risulta ha partecipato ad attività investigative che richiedevano la sua presenza. Ma poco dopo è stato convocato di nuovo in caserma.
L’uomo, tornando nella casa dei genitori di Sharon a Bottanuco, ha comunque precisato: «Non sono stato risentito». E allora la sua presenza in caserma potrebbe legata al sequestro di pc e cellulari che gli investigatori hanno prelevato dall’appartamento di Sharon e Sergio in via Marelli. Dubbi su dubbi. Il compagno dell’ex estetista resta comunque ai margini dei sospetti.
In mattinata era stato chiamato anche papà Bruno Verzeni, ma non è chiaro se per un nuovo interrogatorio. Sotto una cappa di silenzio, gli inquirenti riferiscono solo che si sta continuando a scavare nella vita della 33enne attraverso i racconti delle persone che la frequentavano di più. Non è cambiata neppure la posizione di Antonio Laveneziana, il 76enne che nei secondi dell’aggressione era affacciato al balcone di casa. È indagato per falsa testimonianza. Era infatti stato immortalato dalle telecamere di via Castegnate a fumare sul terrazzino, ma all’inizio ha detto agli inquirenti che stava dormendo. Si sospetta che abbia assistito alla fuga della misteriosa persona in bicicletta che pedala in contromano allontanandosi dal luogo del delitto.
L’impressione, comunque, è che qualcosa ci sia: una pista, un dettaglio, un elemento. E che per esigenze d’indagine le Indagini a tutto campo per la morte di Sharon Verzeni che resta un giallo bocche restino più cucite del solito. E allora sono le indiscrezioni ad aggiungere qualche tassello al complesso mosaico del giallo dell’estate. Come l’ultima, rivelata dal Corriere, che riporta alla notte tra il 29 e il 30 luglio: sono le 00.52 e Sharon è appena stata colpita con quattro coltellate, tre alla schiena e una al petto. È lei stessa ad allertare i soccorritori chiamando il 118: la ragazza riesce a dire «mi ha accoltellato». Sarebbe questa la frase esatta. Diversa da quel «mi hanno accoltellato» trapelato all’inizio.
Un cambio di persona che getta nuova luce sul delitto. Perché leggendo e rileggendo quella frase sembra che la barista abbia riconosciuto il suo assassino, quando è stata colpita con quei fendenti fulminei inferti con un coltello da cucina (ancora non trovato).
Ma la 33enne potrebbe anche essersi espressa al singolare perché aggredita da uno sconosciuto che ha visto in faccia. Al momento, insomma, quella frase sembrerebbe indirizzare ancora di più la pista del legame della vittima con l’omicida, come d’altronde le statistiche sui femminicidio confermano ampiamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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