Il preside: «Chi sta troppo sui libri non lo reggo»

«I secchioni? Non li ho mai potuti soffrire». Michele D’Elia, preside del liceo scientifico Vittorio Veneto e per una vita alla guida del Severi, lo ammette senza problemi e usa il linguaggio che userebbero i suoi studenti: «Il secchione se la tira troppo. Per dirla alla milanese, è un «precisetti» che studia tutto ma che forse non si appassiona di nulla». Oggi come allora. Lui, che di generazioni sui banchi ne ha viste passare parecchie, si è fatto un’idea precisa di come sono cambiate le cose dagli anni Settanta ad oggi. «Ora i ragazzi studiano un paio di ore al giorno e se la cavano. Il secchione è quello che passa più di quattro ore sui libri, che fa anche troppo rispetto a quello che gli viene richiesto».
D’Elia, che confessa di non aver mai «secchiato» in vita sua, preferisce gli studenti brillanti, quelli che studiano più volentieri una materia rispetto a un’altra e che quindi sviluppano una loro precisa personalità, approfondendo gli argomenti a cui sono davvero interessati. Per questo si è inventato un premio simile a quello istituito dalla Regione Lombardia per premiare il merito. Una cerimonia in piccolo che ogni febbraio viene celebrata nell’aula magna del liceo Vittorio Veneto. I ragazzi che si sono distinti per profitto e interesse a scuola vengono chiamati sul palco, applauditi dai compagni, festeggiati. E ricevono un libro sul tema affrontato durante il convegno dell’anno, stavolta dedicato alla «Scuola com’è e come la vorrei». «Contrariamente a ciò che si può pensare - spiega D’Elia - i ragazzi ci tengono molto a questa premiazione. Per loro è una grande soddisfazione». La politica della meritocrazia quindi entra anche negli istituti superiori e si propone come una molla per incoraggiare i giovani a darsi da fare. Se il secchione di una volta si tappava in cameretta sommerso dai libri, il primo della classe di oggi ha un profilo ben diverso: non studia a memoria, è interessato ad approfondire argomenti che non sono per forza scritti sui libri di testo. «Il modo di studiare però - commenta lo storico preside milanese - è molto cambiato negli anni. Un tempo i ragazzi imparavano ad andare in biblioteca per svolgere le loro ricerche e imparavano a consultare i libri. Oggi cercano tutto su Internet e spesso non sanno selezionare la valanga di notizie, molte sbagliate, a cui si trovano di fronte».


Per il preside, la vera maturità sta «nel saper dosare i momenti di studio con lo sport e il divertimento. Non dimentichiamoci - aggiunge con un tocco di nostalgia - che la giovinezza c’è una volta sola nella vita». Quindi, va bene la curiosità e la forza di volontà, ma le secchiate no. Quelle non sono più di moda.

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