Presidente Napolitano, mi permetta una critica

Non pretendevo riconoscenza per averlo difeso ad Annozero dalle insolenti dichiarazioni di Beppe Grillo con il plauso di Santoro e di Travaglio; ma non mi aspettavo che Giorgio Napolitano reagisse in modo indispettito alle mie critiche sulle manifestazioni nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. La cronaca è semplice: a Roma, alle 13, prima di uscire di casa per prendere l’aereo per andare a Gibellina, nel territorio di Salemi, ad accogliere il presidente della Repubblica con gli altri sindaci del Belice, guardo il telegiornale e ascolto un commosso, ancorché generico intervento del capo dello Stato in ricordo di Falcone e delle vittime della mafia. Non mi stupisco delle considerazioni di rito ma trovo inadeguata, e al limite del ridicolo, l’esibizione dei ministri, Maroni, Gelmini, Alfano che fanno la catena umana con bambini spronati a cori contro il pizzo in un clima di insopportabile retorica profondamente diseducativo (il ministro Maroni non resiste a fare riprese fotografiche con il cellulare di questo teatrino).
Affido queste mie riflessioni all’Ansa e stigmatizzo le vuote esortazioni senza alcun riferimento all’orrore che, davanti agli occhi e nell’indifferenza di tutti, distrugge la Sicilia, umiliandola rispetto ai monumenti, al paesaggio e sottraendola anche alla sua vocazione turistica. E fin qui non ho evocato Napolitano ma, in chiusura della nota di agenzia, aggiungo: «Nessun cenno, nonostante la commozione, da parte del presidente Napolitano alle pale eoliche, che hanno sconvolto soprattutto l’area del Trapanese in perfetta corrispondenza agli interessi mafiosi dimostrati dalla magistratura e in netta e drammatica violazione dell’articolo 9 della Costituzione dove si prescrive che la Repubblica difende il paesaggio».
Da tempo, e anche in occasione del convegno sull’energia eolica, in presenza del presidente emerito della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing, ho indicato la necessità di chiedere a Napolitano un richiamo alla Costituzione contro questa tragica strategia criminale contro i luoghi più belli del mondo evocati e descritti anche da Cesare Brandi nei suoi libri. Poteva essere questa l’occasione non retorica per un pronunciamento di Napolitano riconosciuto come garante della Costituzione nel caso Englaro e che viene riconosciuto in questo ruolo anche in alcuni striscioni di accoglienza a Gibellina. Mentre faccio le mie dichiarazioni, tra l’altro, Napolitano si è già spostato verso Salemi e viene accompagnato da Ludovico Corrao, già senatore e sindaco di Gibellina, grande promotore del rilancio culturale di quell’area, a vedere il grandioso Cretto di Burri, testimonianza grave e maestosa, nella natura, della terribile azione del terremoto. Il Cretto delimita come una lapide il territorio di Gibellina vecchia distrutta. Burri evoca il silenzio e la morte, impone meditazione. Ma da qualche anno sopra il Cretto sono apparse, insolenti e beffarde, nel loro gioco di farfalle impazzite, alcune torri eoliche, che certamente il presidente ha visto, qui, come altrove, devastanti. Ho così ragione di pensare che il presidente abbia capito le mie intenzioni e la sua sensibilità abbia reagito allo scempio. Arrivo a Gibellina. Tralascio di osservare la mancanza di sensibilità del sindaco che non ha ritenuto di riconoscere quello che è indicato perfino nella insegna della stazione ferroviaria: Salemi-Gibellina, giacché la Gibellina nuova sorge nel territorio di Salemi.
Napolitano non lo sa, ma il sindaco lo sa bene e finge di ignorarlo, tanto che io medito di consegnare una cittadinanza onoraria postdatata a Napolitano in attesa che egli venga a Salemi nell’anniversario dell’atto d’inizio dell’unità d’Italia il 14 maggio 1860, dopo lo sbarco a Marsala, proprio partendo da Salemi proclamata prima capitale d’Italia. Dopo un intervento veemente del sindaco di Gibellina pieno di inutile compiacimento per gli orrori architettonici, di architetti contemporanei che hanno devastato la valle del Belice da Poggioreale a Santa margherita, alla stessa Gibellina, interviene Napolitano con considerazioni molto generali e in parte condivisibili, evitando ogni riferimento all’orrore che ha intorno e alle torri eoliche che dominano Gibellina e che egli non può non aver visto. Penso a Brandi, penso a Sciascia, penso a Rosario Assunto e alle loro reazioni, e mi rammarico del silenzio del presidente.
Dura poco, però. Perché alla fine, tributandomi una certa considerazione, e avendo evidentemente letto le note di agenzia in tempo reale, mi affronta scuro in volto e indispettito, non per riconoscermi l’impegno in Sicilia e la nuova considerazione di Salemi nel mondo (attestata anche da una troupe della televisione russa che ci segue), ma per dirmi: «Càndidati tra quattro anni a fare i discorsi del presidente della Repubblica invece di fare polemiche inutili e critiche ai miei interventi sulla mafia». Compiaciuto della sua risposta, Napolitano si allontana riferendo alla moglie, come mi pare d’intendere, di avermi messo a posto. Io non ho reagito ma mi chiedo se per criticare il presidente della Repubblica e, ancor meglio per stimolarlo a una reazione, un cittadino più volte eletto e che molti pubblici discorsi ha fatto anche in presenza del presidente della Repubblica deve candidarsi a sostituirlo. Non capisco l’argomento. Oltretutto Napolitano sembra dimenticare che in Italia non c’è l’elezione diretta del presidente, e che io dovrei essere votato dalle Camere, non candidandomi ma essendo candidato da uno o più gruppi o da uno o più partiti. Aggiungo che in molte occasioni ho criticato aspramente il presidente Scalfaro e che, incontrandolo, egli non ha mai mostrato irritazione o turbamento per le mie affermazioni. Certo, rispetto ai nostri antichi rapporti, gli sarò sembrato meno simpatico. Ma lo ha manifestato con sguardi o piccole smorfie. Non avrei mai immaginato che Napolitano, che si è mostrato così affettuoso con Pannella, si irritasse manifestamente, davanti a vari sindaci per avere io cercato di esortarlo a difendere la Costituzione.


Continuo a sperare che lo faccia, che non si compiaccia di ministri che danno la manina agli studenti bamboleggiando banalità ma che combatta la mafia nelle sue manifestazioni evidenti e nella sua realtà criminale. Nessun dubbio che lo stupro al paesaggio sia una prova evidente di questa azione criminale.

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