La presidente tuttofare che fa il doppio gioco

AMBIGUITÀ Sorrideva a Berlusconi e parlava di gioco di squadra. Poi la svolta: guida la protesta

nostro inviato all’Aquila

Le manca il Papa. Cioè, non è che senta la sua mancanza spirituale. Le manca, nel senso che, nella sua, particolarissima, collezione Panini di fotografie, accanto ai potenti della Terra, non c’è Benedetto XVI. Eppure il Papa in queste terre annientate dal sisma del 6 Aprile ci è venuto. Strano. Comunque la figurina manca. A meno che non ci sia sfuggito qualche passaggio o qualche sua sgattaiolata tra le colonne del Bernini per raggiungere l’appartamento pontificio. In questo caso siamo pronti a chiederle scusa per aver dubitato delle sue capacità. D’altra parte ai blitz, anzi all’autoscatto, Stefania Pezzopane, 50 anni compiuti il 4 gennaio, nata all’Aquila con radici familiari a Onna, ci ha da tempo abituati.
È l’unico essere umano, che, trovatosi, in mezzo ad un terremoto, non ha subìto scosse ma, al contrario, è riuscita, magicamente, a darle. A conquistarsi sul campo, merito del grandangolo e del primo piano, un posto nel cuore degli italiani. E, per proprietà transitiva, in quello di Pierluigi Bersani, suo datore di lavoro, pronto ad afferrare la nuova Miss Simpatia, eletta, secondo il sondaggio del Sole 24Ore, a furor di popolo sulla passerella delle macerie, per metterla in bella mostra nel book della campagna elettorale.
Quel suo «We are the champions» sussurrato nell’orecchio di un divertito Obama, l’occhiolino strizzato a George Clooney, i baci appassionati con Bill Murray l’hanno fatta volare in alto. Molto in alto. Portandola sulle pagine di Diva e Donna, nel salotto dell’Infedele, in quello di Matrix e in quello di Chiambretti, solo per citare a memoria. E così la fatina, dalla fascia azzurra di presidente della Provincia d’Aquila, dai trascorsi politici nella Fgci, già in aprile cominciò la propaganda per la sua rielezione. Diavolo di una fatina. Pensare che sorrideva anche a Berlusconi, fino all’altro ieri. Parlava di «gratitudine e gioco di squadra senza casacche né colori» per ricostruire anime e case spazzate via da quel furioso ribollire della terra. Poi ha cominciato a fare inversione a U, sull’autostrada dei consensi, dimenticandosi di allacciare la cintura di sicurezza della coerenza. Ancora foto, certo, ma con altre location: meno vip, più gente comune. E demoralizzata. Più facile, come insegnano nel Pd, da convogliare sotto la bandiera della protesta. Eccola quindi in posa accanto a Licia, 82 anni, la famosa nonnina con la chiave di casa dal nastrino rosso, davanti alla rete delle «mille chiavi».
«È stata una gioia poter percorrere di nuovo il cuore della città, nonostante le ferite ancora aperte, che ci ricordano il dolore e la rabbia del tempo che passa» dice, Stefania Pezzopane, mentre appende la sua brava chiave ai quattro cantoni, proprio sotto le finestre del Palazzo della Biblioteca, dove fino al 6 aprile si trovavano gli uffici della Presidenza della Provincia. E subito aggiunge: «Bisogna cambiare registro, accelerando i tempi della ricostruzione, a cominciare dal centro», strappando gli applausi dei contestatori, che rivogliono dignità e vita ma non sanno che qualcuno li ha arruolati per la propaganda.
Abile, impareggiabile Pezzopane. Che riesce a intingersi nel caffè, con una lettera aperta ai giornali («Prendo spunto da trasmissioni - in cui lei era ospite, ndr - che hanno avuto il coraggio di raccontare la verità senza veli, per invitare tutti voi a venire all’Aquila, è necessaria un’informazione corretta, perché non va assolutamente fatto passare il messaggio che all’Aquila tutto è già stato risolto») nella cioccolata della rivolta delle «mille chiavi» e nel brodo insipido della «carriolata delle macerie», che i comitati più rossi della zona rossa hanno già pianificato domani, per punire il governo e Berlusconi per ritardi e disservizi di cui non hanno colpa alcuna.
Stefania, diva e donna, appare, presenzia, stringe mani e se ne va. Riappare in altri luoghi, grazie a un’ubiquità mediatica pari solo alla sua capacità di dire tutto e il contrario di tutto. Prima con Berlusconi e Bertolaso, gli «eroi dell’emergenza» poi contro Berlusconi e Bertolaso «i numeri uno dell’indifferenza» verso gli aquilani e gli abruzzesi. L’importante è esserci.
Poco importa se gli unici che hanno dovuto lavorare e dovranno lavorare sono Regione e Comune perché la sua Provincia conta zero. Come stare seduta al cinema e criticare gli attori del film perché potrebbero far meglio. Anche la formazione sindacale ha insegnato molto alla fatina. Nella sua provincia c’è una fabbrica o una grande azienda in crisi? Lei scrive al governatore Giovanni Chiodi e gli passa la pratica. Non si prende la briga di mettere al tavolo le parti in causa e trovare una via d’uscita. Al contrario di altri presidenti di Provincia, di un’altra Italia, che restano anonimi. Poi se c’è una via da intitolare, una galleria da inaugurare lei c’è. E si prende merito e spazio sui giornali scippandolo, come è accaduto a Rocca di Cambio, a un collega di partito, il sindaco Antonio Pace.

Massì, in fondo ha ragione Bersani a dire agli aquilani: «Scegliete il meglio e il meglio non può essere che lei, Stefania Pezzopane». La regina del «cambia le carte mentre si sta ancora giocando» è la candidata che meglio interpreta il Pd non del fare ma del mistificare. Allora, via verso nuove avventure. Abbracci e baci assicurati.

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