Milano - Alla fine hanno festeggiato tutti con i loro difensori. Sono stati infatti assolti «perché il fatto non sussiste» la preside, due insegnanti, l’ex assistente sociale (unica assente in tribunale) e lo psicologo dell’onnicomprensivo di Basiglio, la scuola milanese entrata nell’occhio del ciclone per una brutta vicenda di minori nel febbraio 2008. Professionisti, persone che da oggi potranno riprendere la loro vita normale. Sconvolta quasi tre anni e mezzo fa quando, per un disegno osé attribuito a una bimba di 9 anni, la piccola e il fratello 13enne vennero allontanati dai genitori e per oltre due mesi affidati a due diverse case famiglia.
Il disegno raffigurava due bambini, un maschio e una femmina, in atteggiamenti molto equivoci e una scritta alludeva al fatto che la piccola facesse giochi erotici a pagamento con il fratello maggiore. Alcuni giorni dopo si venne a scoprire che il disegno non era opera della bimba (che, com’è emerso dall’inchiesta, pure aveva fatto un disegno e poi lo aveva distrutto e buttato) bensì di una sua compagna di classe. Che, però, avrebbe preso foglio e pennarello solo dopo aver ascoltato il racconto dell’amichetta.
Anche su sollecitazione delle mamme, molto preoccupate, la preside segnalò il fatto all’assistente sociale e allo psicologo della scuola che chiesero l’intervento del tribunale dei minori per vederci chiaro e tutelare i bambini. A quel punto i fratellini vennero allontanati dalla famiglia e portati in comunità protette. Mentre contro coloro che avevano dato il via al caso si scatenò il finimondo e la vicenda venne trasformata in un caso mediatico che - trattandosi di minori - non ha precedenti in Italia. Seppur con l’intento di voler riportare a casa i bambini e non crear loro dei traumi, infatti, vennero violate anche le più elementari regole di privacy.
Dopo la sentenza la madre dei bimbi ha espresso tutto il suo disappunto. «Che schifo la legge italiana - ha dichiarato la donna -, queste persone hanno rovinato due bambini».
«La sentenza di assoluzione piena di tutti gli imputati, giunta all’esito di un approfondito dibattimento, ha evidenziato la correttezza dell’operato di tutte le persone sottoposte a giudizio - hanno tenuto a precisare dopo la sentenza gli avvocati della difesa -. La segnalazione da parte della scuola e l’allontanamento da parte dei servizi non sono intervenuti a causa del ritrovamento di “un disegno osé falsamente attribuito alla bambina”, come ancora oggi si continua a scrivere. I disegni (più d’uno) e la loro maternità costituiscono elemento marginale della vicenda. Diversi erano gli elementi che hanno mosso gli operatori ad agire a tutela dei due bambini e che hanno trovato conferma. Le persone imputate e i loro difensori hanno scelto di mantenere fino ad oggi il silenzio sui fatti nonostante attacchi mediatici pesantemente diffamatori».
Opposto, naturalmente, l’atteggiamento dei legali dell’accusa. Che ieri, dopo la sentenza, hanno indetto una conferenza stampa per esprimere tutto il loro dissenso sull’esito del processo («è una tappa molto triste del diritto italiano») sottolineando ancora una volta che la bimba avrebbe mentito sia sul disegno che sul racconto «per colmare un disagio avvertito all’interno della scuola». Dove, in qualche modo, a dire della famiglia (che da prima di Natale non vive più a Basiglio) si sarebbe «sentita isolata».
Di fatto tutta l’attenzione in questa brutta storia venne focalizzata sin dall’inizio sul disegno come causa dell’allontanamento. Su quanto fosse scandaloso e motivo di sofferenza e dolore per i genitori e i minori essere stati separati solo ed esclusivamente a causa di questo disegno.
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