Prodi cerca di far digerire D’Alema a Berlusconi

Antonio Signorini

da Roma

«Sulle grandi scelte» il governo di centrosinistra «cercherà sempre il consenso» della Casa delle libertà. Il ghiaccio lo avevano rotto mercoledì all’ambasciata israeliana. Ma il gesto che ha sancito il disgelo istituzionale e l’inizio del dialogo tra i due poli è stata una telefonata tra il presidente del Consiglio uscente e il leader dell’Unione. Ad alzare la cornetta è stato proprio Romano Prodi, intenzionato a chiedere a Silvio Berlusconi un primo incontro per fissare un percorso condiviso nella scelta del capo dello Stato. Il vertice si è tenuto intorno alle una a Palazzo Chigi, alla presenza del sottosegretario alla presidente del Consiglio Gianni Letta e di Ricardo Franco Levi, braccio destro del Professore.
Un’ora e un quarto nello studio di Berlusconi che Prodi ha definito «un primo, lungo, cordiale colloquio». Ma che non è servito solo a parlare di Quirinale. Se il tema fosse stato solo l’elezione del presidente della Repubblica non sarebbe infatti giustificata la soddisfazione di entrambi. «È andato benissimo» è stato il commento di Prodi ai suoi. Ma le posizioni, e i candidati, sono rimasti quelli di partenza. «Il candidato unico dell’Unione è Massimo D’Alema e non altri», ha esordito il Professore. La sinistra cercherà semmai un altro terreno di incontro, quello delle garanzie all’opposizione. D’Alema - ha assicurato Prodi a Berlusconi - «non sarà un candidato di parte né postcomunista».
Il Cavaliere ha spiegato che prima di prendere qualunque decisione dovrà sentire gli alleati. Ha detto chiaramente che D’Alema non può essere il candidato del centrodestra. Ma ha anche lasciato aperto uno spiraglio al confronto. «Io sono un uomo pragmatico e so che dopo la quarta votazione l’Unione sarà in grado di fare da sola», ha ammesso il presidente del Consiglio uscente, ribattendo che, dal punto di vista del metodo, sarebbe meglio che il centrosinistra presentasse una rosa di candidati, in modo da dare all’opposizione una scelta più ampia. Idea che Prodi ha spiegato di non poter accettare. Poi è tornato a fornire garanzie che riguardano il capo dello Stato, ma investono in generale i rapporti tra maggioranza e opposizione per la quindicesima legislatura. «Chi meglio di D’Alema - ha osservato Prodi - può garantirvi nella politica estera? Non verrà messa in discussione nessuna delle scelte del tuo governo».
Stesso discorso sulle riforme istituzionali. Qui Prodi ha puntato tutto sulla memoria di D’Alema presidente della Bicamerale. Un macigno che ha pesato nella carriera dell’attuale presidente dei Ds e che ora potrebbe diventare la chiave per il Quirinale. Se dovesse fallire il referendum confermativo della riforma (e Prodi si è detto certo che andrà così) la maggioranza di centrosinistra cercherà un percorso comune per le riforme. Adotterà, quindi, il metodo adottato a suo tempo da D’Alema. «Sulle riforme non procederemo mai a colpi di maggioranza», ha assicurato il Professore a Berlusconi, disegnando uno scenario nel quale il presidente dei Ds potrebbe veramente svolgere un ruolo sopra le parti e salvaguardare l’opposizione da eventuali «ritorsioni» da parte delle ali più radicali della coalizione. Inoltre il centrosinistra non farebbe l’asso pigliatutto nella nomina delle presidenze delle commissioni parlamentari.
Berlusconi non ha dato risposte vincolanti, rinviando tutto a una seconda riunione - confermata anche da Prodi - da tenere dopo le consultazioni fra i leader del centrodestra. Che, per il momento, salutano con favore il ritorno al dialogo tra maggioranza e opposizione. «È positivo che Prodi dica a Berlusconi: Vediamo se si può seguire un percorso comune», ha commentato Gianfranco Fini.
D’altro canto, è l’osservazione di Pier Ferdinando Casini, «per eleggere il presidente della Repubblica la scelta del dialogo con l'opposizione è obbligatoria». Un via libera al metodo, quindi. Ma non alla candidatura di D’Alema che Berlusconi continua a rifiutare. Un’intesa sul metodo non può essere accompagnata da un candidato unico della maggioranza. Quello del centrodestra, comunque, rimane Letta. Ma non sono esclusi cambiamenti di strategia come dimostra il fatto che ieri circolava anche il nome di Mario Monti.


Dopo l’incontro con Berlusconi, Prodi ha informato il segretario Ds Piero Fassino e anche D’Alema. Dal diretto interessato il premier in pectore ha incassato un apprezzamento: «Prodi si sta muovendo con grande accortezza», ha detto D’Alema a fine giornata.

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