«Prodi infanga la verità su Ustica»

da Milano

Il governo Prodi contro il governo Berlusconi. Anche a proposito di Ustica, sinonimo di una tragedia che taglia in due il Paese ed è lo specchio di lacerazioni profonde. Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento nella scorsa legislatura, tuona: «Il comportamento di Palazzo Chigi è incredibile. Su Ustica calpestano sistematicamente quel che abbiamo fatto noi e questo è grave». Il governo Prodi infatti non ha digerito la sentenza di assoluzione nei confronti dei generali, assolti in appello dall’accusa di aver mentito e depistato sul disastro del 27 giugno 1980, costato la vita a 81 persone. Palazzo Chigi ha incaricato l’Avvocatura dello Stato, che pure non ne voleva sapere, di costituirsi parte civile contro i generali in vista dell’ultimo passaggio giudiziario di questa storia: in Cassazione, il prossimo 10 gennaio.
Una mossa che Giovanardi contesta radicalmente: «L’8 ottobre 2002 andai in Parlamento a riferire quel che era emerso in venti e passa anni di indagini e raccolta di informazioni nei Paesi alleati. Non c’erano e non possono esserci dubbi: al 99 per cento la causa della caduta del Dc9 è da attribuire a una bomba. In secondo luogo i generali non c’entrano niente con questa tragedia. Sono persone perbene, specchiate, che hanno servito il Paese, cominciando giovanissime negli ultimi anni della seconda guerra mondiale».
Giovanardi non ha dubbi: «Diciamo la verità, faceva comodo la tesi del missile americano o francese che colpisce un aereo in volo, col suo carico di civili inermi. Faceva comodo e così per tanti anni si è cercato in tutti i modi di accreditare quella tesi. Ma il missile non è stato trovato. Nemmeno una scheggia, nulla, nemmeno dopo aver ripescato il relitto del Dc9 in fondo al mare. E anche l’ipotesi della quasi collisione con un fantomatico aereo militare impegnato in una ancor più fantomatica battaglia aerea fa acqua da tutte le parti. La verità è quel che i periti misero in luce all’inizio degli anni Novanta: al 99 per cento a bordo fu piazzato un ordigno, la cui firma io cercherei dalle parti della Libia. In ogni caso, la bomba era inservibile: andava contro la teoria del doppio Stato, dei corpi deviati, delle trame occulte care a certa sinistra che da sempre insegue burattinai e poteri forti».
Risultato: i generali sono rimasti a lungo sulla graticola e poi, lentamente, la verità è emersa: in primo grado è arrivata la prescrizione, ma per una fattispecie, la turbativa, assai meno grave di quella contestata originariamente, l’attentato agli organi costituzionali con l’aggravante dell’alto tradimento. E in appello l’assoluzione piena. «Ecco - riprende Giovanardi - anche la magistratura, che pure ha cercato a lungo il missile, alla fine si è arresa e ha certificato l’assoluta correttezza degli alti ufficiali. E Prodi cosa fa? Insiste con l’Avvocatura perché provi a rimettere in discussione il verdetto. Ma allora il lavoro svolto dal sottoscritto che fine fa? Certo, ciascuno è libero di svolgere le proprie considerazioni politiche, ma ci dovrebbe essere una continuità istituzionale. Qui è saltato tutto. E allora si cerca in qualche modo di “mascariare” i generali, di buttare loro addosso schizzi di fango. Per esempio, provando a modificare in extremis i termini dell’assoluzione. Il verdetto d’appello è nettissimo: l’assoluzione è perché il fatto non sussiste. Io credo che l’obiettivo del governo sia quello di ottenere una pronuncia meno limpida: assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato.

Infatti la turbativa, riconosciuta in primo grado e caduta in appello, non esiste più dopo la riforma dell’articolo 289 del codice penale».
Giovanardi è amareggiato: «Questo esecutivo promuove alle più alte cariche istituzionali ex terroristi e assassini. Ma poi se la prende e perseguita chi ha difeso lo Stato per una vita. Questo sì è vergognoso».

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