La professionalità mortificata dagli errori di pochi

L'Italia è considerata tra i primi al mondo per la sicurezza in sala parto. I medici nel mirino giocano in difesa ma così aumenta la spesa sanitaria. Quello che diventa intollerabile è assistere allo scarico di responsabilità tra le parti

È successo ancora. Sempre a Messina.In un reparto ospedaliero di ostetricia.
Una ragazza siciliana di 24 anni alla sua prima gravidanza ha partorito un bimbo di quattro chili, che però ha avuto durante la nascita una grave sofferenza cerebrale, che ha imposto l'intubazione del neonato e l'induzione del coma farmacologico.
Il bambino nell'utero della mamma era sano. Chi lo ha aiutato a nascere non ha saputo affrontare la complicanza che lo ha fatto soffrire,che lo ha mandato in carenza d'ossigeno cerebrale, con danni neurologici che probabilmente lasceranno il segno per sempre.

Pare che non ci fosse accordo tra due ginecologi sulla modalità del parto da intraprendere, se eutocico,cioè naturale, o chirurgico,ovvero cesareo. È stato scelto il primo, dopo discussioni e ritardi,il parto si è prolungato, le dimensioni del feto hanno complicato la nascita e il personale operativo non era evidentemente all'altezza della situazione. E sempre a Messina scoppiava una rissa tra i genitori di un altro neonato e due medici accusati di aver avuto un pesante diverbio prima di decidere il tipo di parto da applicare. Fortunatamente, in questo caso, il neonato sta bene.
L'Italia ha il record dei parti cesarei, con il 38,9% siamo al primo posto nella classifica dei Paesi europei e la media delle regioni indica che in Campania 6 parti su dieci sono cesarei(61,8%) e seconda è la Sicilia con il 54,1%. E proprio per questo il nostro Paese è considerato tra i primi al mondo per la sicurezza in sala parto.

Il parto cesareo programmato,infatti, prevede il prelievo del feto direttamente dall'utero, mentre dorme, quando ancora non ci sono le doglie, senza sottoporlo allo stress della nascita naturale, e di conseguenza le complicanze per il neonato sono ridotte al minimo. La madre subisce un vero e proprio intervento chirurgico che in oltre il 50% dei casi non è necessario e non sono evidenziabili le condizioni cliniche o ginecologiche per la sua esecuzione. In molti casi la decisione di ricorrere al parto cesareo è dovuta ad una scelta difensiva di molti ginecologi che optano per l'intervento chirurgico piuttosto che rischiare complicazioni con il parto naturale.

L'intervento è sicuramente più rapido e più sicuro e molte volte è anche economicamente più conveniente sia per i medici che per le strutture ospitanti. Il parto naturale prevede invece una grande esperienza del medico ginecologo, necessita di molte più ore di lavoro e di paziente attesa, e aumenta in qualche misura il rischio di errore se non si è all'altezza di fronteggiare qualsiasi imprevisto. Ma,come dice la parola, è un parto «naturale» e la madre dopo poche ore sta bene ed è pronta ad allattare il neonato. Oggi però i ginecologi che consigliano il parto naturale diventano sempre più rari, anche perché essendo così drasticamente diminuito il numero di parti naturali, di conseguenza diminuisce anche l'esperienza e la manualità di tale tipo di medicina ostetrica. Inoltre l'Italia è l'unico Paese in Europa dove i medici hanno la responsabilità penale dei loro errori sanitari, motivo in più per aumentare la medicina cosiddetta difensiva, mentre in tutti gli altri Paesi esiste solo la responsabilità civile. Tutto questo appesantisce la nostra spesa sanitaria e la nostra sanità, e penalizza spesso i cittadini che ad essa si rivolgono con fiducia. Comunque quasi sempre l'incidente in sala parto è dovuto ad errore umano, sia medico che chirurgico, e a decisioni sbagliate di fronte all'urgenza e all'emergenza.

Quello che è intollerabile è assistere allo scarico di responsabilità dei vari attori e all'immagine della professionalità medica mortificata, in un Paese come il nostro, dove l'eccellenza viene troppo spesso oscurata dalla mediocrità di pochi. Quei pochi che andrebbero subito allontanati da quei reparti specialistici per i quali evidentemente non sono adatti.
La mortalità al parto in Italia è tra le più basse in Europa,con 2,5 morti ogni mille nati,e siamo superati solo dalla Germania, dall'Olanda e dalla Norvegia.

Gli errori in sala parto naturalmente ci sono e ne vanno accertate le responsabilità, e per contenerli al minimo è quasi pronta in Parlamento una legge sui "punti nascita" per razionalizzare ed adeguare le strutture sanitarie, con centri per il parto sempre più efficienti e tecnologicamente avanzati,e, si spera, possibilmente con medici ginecologi addestrati a tutte le urgenze e le emergenze.

Melania Rizzoli, medico, deputato Pdl

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