Proietti e la comicità garantita

UNA «SECONDA CASA» Proietti di nuovo sul palcoscenico dove ha debuttato nel ’71 con «Alleluja brava gente» diretto dalla coppia Garinei e Giovannini

Chiamatela come vi pare, rentrée o home coming. Per Gigi Proietti fa lo stesso, perché tornare al Sistina gli provoca la stessa emozione forte degli esordi. Una sensazione unica, come una fitta allo stomaco o le ginocchia che tremano. «Stare qui è come tornare in un posto dove si è stati da bambino: ritrovi le stesse cose, solo che le vedi più piccole» confida il mattatore di A me gli occhi please, chiamato a chiudere la stagione del Sistina - la scena che gli ha regalato la popolarità e consegnato la benedizione artistica di Garinei & Giovannini nel ’71 grazie ad Alleluja brava gente - con lo spettacolo Di nuovo buonasera omaggio al varietà, applaudito nelle ultime stagioni da oltre 170mila spettatori tra Brancaccio e Gran Teatro. Lo spettacolo, premiato col Biglietto d’Oro Agis-Eti, terrà il cartellone da stasera per quattro settimane; in scena con Proietti ci saranno il corpo di ballo coreografato da Fabrizio Angelini (anche attore), le figlie Susanna e Carlotta, e i fedelissimi componenti la compagnia, Marco Simeoli e Claudio Pallottini. «Riavrò il mio vecchio camerino, che nacque con me ai tempi di Alleluja brava gente sorride Proietti, rievocando esperienze umane e professionali oggi improponibili, come quelle di Cyrano e Kean. «Copioni da fare tremare le vene dei polsi. Che fatica. Oggi, di quei monologhi shakespiriani che alcuni miei parenti si rifiutarono di vedere, potrei farne solo la metà».
Altri tempi, altre sfide. Oggi Proietti, riconfermato direttore artistico del Globe Theatre per altre tre stagioni, ha scelto di cavalcare l’onda del successo riproponendo Di nuovo buonasera, spettacolo omaggio all’antica arte dell’avanspettacolo con leggere digressioni nella prosa e contorno di orchestra, poesia e canzoni: dalla statunitense The man I love alla trasteverina L’eco der core interpretate dalla figlia Carlotta. Il pretesto è raccontare i criteri del varietà senza finalità filologiche, in una contaminazione di stili e generi che fa piovere applausi e richieste di «bis» ad ogni replica. «Eppure con questo spettacolo a Napoli ho tremato - confessa Proietti - perché i napoletani sono come i romani: non perdonano. Ma è andata bene». Il sipario si apre infatti sull’atto unico di Eduardo Pericolosamente, che il mattatore recita accanto a Fabrizio Angelini e Loredana Piedimonte, napoletani doc. «Un romano che fa il napoletano? Credo di aver reso onore a De Filippo, questo atto unico è una chicca, una perla. Il mio segreto? Semplice, mi diverto». A parte l’amore per il teatro e la padronanza del mestiere, è questo il trucco di Proietti: «grazie al cielo mi diverto ancora a fare teatro.

Amo il gioco, odio lo scherzo - dice strizzando l’occhio alle figlie - quando decisi di festeggiare i miei 40 anni di carriera con Serata d’onore volli sul palco anche loro due. Le invitai dicendo: venite a divertivi con me, sarà come una festa».

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