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L'attivista anti sfratti, Ranucci, lo sfregio di Santalucia: ecco il podio dei peggiori

Il militante per il diritto alla casa caccia l'inquilino moroso che muore di freddo. L'indegno servizio di Report su Sangiuliano. Lo schiaffo dell'Anm a Tortora e alle vittime della giustizia. Ecco i peggiori della settimana

L'attivista anti sfratti, Ranucci, lo sfregio di Santalucia: ecco il podio dei peggiori
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E così anche ieri ci siamo sorbiti uno sciopero dei trasporti. E quelli che, per l'ennesima volta, hanno mandato in tilt il Paese non si beccano un posto sul podio dei peggiori solo perché non fanno più notizia. E non fanno più notizia, e per questo non finiscono sul podio nemmeno loro, i soliti giudici del Tar del Lazio che si sono espressi contro la precettazione dando il via libera all'odiosa serrata di ventiquattr'ore. Tutto come da copione, insomma. Ma veniamo ai premiati della settimana.

Al terzo posto abbiamo Andrea Berta, attivista del centro sociale Django ma soprattutto dell'associazione Caminantes che si batte contro gli sfratti e per il diritto alla casa. Qualche settimana fa ha fatto un blitz in consiglio comunale di Treviso urlando "Basta persone per strada" e brandendo lo striscione "Casa, accoglienza e servizi per tutt*". Per tutt* ma non per tutti. Sicuramente non per Marco Magrin che viveva in un appartamento ereditato dallo stesso Berta un paio di anni fa. La storia in breve: Magrin non ha un lavoro; non ce l’ha neppure la compagna con cui vive; sono morosi. Nemmeno Berta se la passa bene: non ha i soldi per pagare le spese e così, appena trova l'appartamento vuoto, corre a cambiare la serratura. L'inquilino indesiderato, a quel punto, si rifugia in un garage. Ma il mattino del 30 novembre viene ritrovato morto, stroncato dal freddo. Berta dice che non era a conoscenza di dove fosse finito Magrin. L’associazione Caminantes ha scaricato ogni responsabilità sul Comune. E ora l’appartamento verrà usato per "progetti sociali". Troppo tardi, però. Questa storia drammatica ci insegna quanto sia facile fare la morale e quanto sia difficile non voltare le spalle ai propri ideali quando si deve far quadrare i conti con un affittuario moroso. A differenza di quanto credono Ilaria Salis e compagni, non tutti i padroni di casa sono capitalisti che speculano sulla pelle della povera gente.

Al secondo posto (ri)troviamo Sigfrido Ranucci per l'indegno servizio su Gennaro Sangiuliano. La scorsa settimana ha trasmesso la telefonata in cui l'ex ministro alla Cultura rivelava alla moglie di aver avuto una relazione con Maria Rosaria Boccia. Che Report non faccia inchieste lo sappiamo ormai da tempo. Ma che spacci del fango per uno scoop, oltre ad essere un colpo basso, addirittura una violenza, nei confronti di Sangiuliano e della consorte, è anche un abuso nei confronti di chi paga il canone. Come può la tivù di Stato definire giornalismo un'operazione di sciacallaggio che infierisce su una persona che non ricopre nemmeno più un incarico pubblico? Viene da chiedersi fin dove intendano spingersi in questo gioco al massacro che sembra non conoscere alcun limite. E quelli che ogni giorno urlano contro TeleMeloni: non hanno proprio nulla da dire? Ma davvero anche davanti a questo attacco senza scrupoli hanno il coraggio di girare la testa dall’altra parte?

Al primo posto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia. Si è schierato contro la proposta (sacrosanta) di dedicare il 17 giugno, giorno dell'arresto di Enzo Tortora, a tutte le vittime di errori giudiziari. Per Santalucia non solo sarebbe inutile ma addirittura pericoloso. Pericoloso perché, a suo dire, genererebbe "sfiducia pubblica nel sistema giudiziario" e manderebbe "un messaggio in controtendenza rispetto alle numerose giornate in memoria della legalità". E questa sfiducia - sentite, sentite! - sarebbe colpa del popolino stesso incapace di "cogliere il senso dell’errore giudiziario". Parole che sono uno schiaffo a tutte quelle persone, più di mille ogni anno, che finiscono in carcere ingiustamente, molto spesso per errore o invischiate in prove inesistenti o prive di fondamento. Tutte storie strazianti che andrebbero raccontate e ricordate perché nessuno finisca più vittima di una giustizia che dovrebbe invece proteggerli.

A generare sfiducia non è certo dedicare una giornata in memoria di queste persone ma dire certe mostruosità. Mostruosità che sono uno sfregio anche alla memoria di un giusto come Enzo Tortora, ingiustamente arrestato nel 1983 e per le cui manette ai polsi nessun magistrato ha mai chiesto scusa.

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