Onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario del ministero degli Interni, come commenta lallerta terrorismo islamico a Milano?
«Segnalazioni specifiche non ne sono arrivate. Certo, il rischio cè sempre. Soprattutto in occasione di certe date e di determinati luoghi».
Come la data del 2 giugno?
«Certo, ma prima le devo spiegare una cosa».
Prego.
«Il livello di attenzione mediatica è altalenante. Il nostro no: non abbiamo mai abbassato lattenzione nei confronti del terrorismo islamico».
Vede, allora, che il pericolo cè? Lo dicono le informative della vostra intelligence.
«Quel che le posso assicurare è che dal 2004 al Viminale abbiamo creato un organismo di raccordo dei vari settori di polizia giudiziaria e dintelligence come Digos, Ros e Servizi. È il Comitato di analisi strategica antiterrorismo (C.a.s.a). Si tratta di un tavolo permanente che, fisicamente si riunisce una volta la settimana e virtualmente ogni giorno. È un importante strumento, a livello nazionale, di condivisione e valutazione delle informazioni relative alla minaccia terroristica interna e internazionale».
Di cosa si occupa concretamente?
«Stabilisce delle misure operative prendendo in esame tutto ciò che può costituire un obbiettivo sensibile, quindi anche date e ricorrenze particolari. Quindi svolge un esame congiunto su tutte le informazioni che circolano in rete e su quelle che, comunque, in qualche modo rileviamo».
Quindi è vero che Milano è un obiettivo primario del terrorismo, molto più di Roma?
«Milano non ha lesclusiva della preoccupazione per gli attentati, glielo assicuro. Se penso a quante festività pre pasquali passate a temere attacchi al cupolone di San Pietro o alla basilica di San Petronio a Bologna...Ma mi creda: Oggi il lavoro dellintelligence è costante, senza interruzione. È difficile che accada qualcosa paragonabile a quanto avvenuto per le Twin Towers. Quante volte hanno messo in allerta lItalia, Milano, per un possibile attentato? Alla fine mi pare che finora ce la siamo cavata meglio di altri paesi. Pericolosi terroristi islamici responsabili di tremendi attentati sono stati catturati qui, dai nostri investigatori».
E poi i terroristi non amano gli obiettivi troppo sorvegliati.
«Ambiscono a distruggere quelli. Ma poi scelgono simboli o luoghi più semplici da attaccare. Per esempio la caserma Santa Barbara di Milano. Non mi dica che era in cima agli obbiettivi sensibili milanesi. Ma richiedeva un impiego di forze minimale e quindi era appetibile, fattibile. E poi linput partì da un appello generico su internet».
Allora, il 2 giugno? Nessun problema?
«Le misure di sicurezza in occasioni importanti sono imponenti, sempre. E poi il livello di rischio e di allerta in Italia è stato alzato già a partire dallinizio della guerra in Libia».
Tornando a Milano, pensa che limpegno di Pisapia in materia di sicurezza resterà costante?
«Chiunque governi una città non può abdicare allimpegno sulla sicurezza.
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