Prove di dialogo sul Tibet I rappresentanti del Dalai Lama a Pechino

La torcia olimpica sfila ad Hong Kong. E nel momento in cui torna in terra cinese trapela la notizia che emissari del Dalai Lama arriveranno oggi a Pechino per colloqui «informali» sulla questione tibetana.
Ad accogliere la superscortata fiaccola dei Giochi, sbarcata ieri ad Hong Kong sotto una pioggia battente, erano 52mila cinesi in festa. A meno di 100 giorni dall’apertura delle Olimpiadi le autorità speravano in un ritorno in patria senza la minima ombra di incidenti. Invece qualche coraggioso gruppetto di contestatori è riuscito a filtrare tra le maglie della sicurezza. Otto manifestanti, che si erano avvolti nelle bandiere del Tibet, sono stati assaliti dai nazionalisti cinesi. La polizia li ha fermati facendoli salire a forza su un cellulare. «È stata una trappola. Una decisione politica di bloccarci dieci minuti prima del passaggio della torcia», ha denunciato Christina Chan, l’eroina del gruppo. L’obiettivo dei poliziotti era non far sventolare la bandiera del Tibet libero al passaggio della staffetta ripreso in diretta dalla televisione nazionale cinese. Un altro innocuo manifestante, il taxista Ng Pun-tuk, di 72 anni innalzava un cartello con il quale invitava Pechino al dialogo con il Dalai Lama. Una folla di facinorosi lo ha circondato urlandogli «demente, traditore».
Il percorso è stato comunque relativamente tranquillo (in tutto una ventina i fermati) visto anche che le autorità avevano bloccato nei giorni scorsi decine di attivisti dei diritti umani e pro Tibet, che avevano cercato di raggiungere Hong Kong. Due membri canadesi del movimento Studenti per un Tibet libero, Tsering Lama e Kate Woznow, oltre a Matt Whitticase dell'Ong Free Tibet Campaign, erano stati arrestati martedì al loro arrivo nell'ex colonia britannica e reimbarcati su voli diretti in Canada e a Londra. Anche Zhang Yu, segretario generale dell'associazione di scrittori «China Pen Centre» è stato rimpatriato al suo arrivo a Hong Kong dalla Svezia. L’unica eccezione ha riguardato l’attrice Mia Farrow, impegnata in una campagna per il boicottaggio dell’apertura dei Giochi olimpici. Il permesso di entrare a Hong Kong le è stato concesso in cambio dell’impegno a non creare problemi al passaggio della fiaccola.
La Farrow ha tenuto un discorso al Club della stampa estera denunciando la connivenza della Cina con il regime sudanese, che continua a bloccare il dispiegamento dei Caschi blu in Darfur. L'attrice ha comunque evocato la questione tibetana invitando il presidente americano George W. Bush a non partecipare all’inaugurazione delle Olimpiadi. Il fatto politico più significativo della giornata è stato comunque ufficializzato dal governo tibetano in esilio a Dharamsala, nel Nord dell'India. Un comunicato ha annunciato l’avvio di colloqui «informali» con il governo cinese. Gli inviati speciali del Dalai Lama, Lodi Gyaltsen Gyar e Kelsand Gyatsen arriveranno oggi nella capitale cinese. «Trasmetteranno la preoccupazione di Sua Santità, il Dalai Lama, sulla gestione della situazione da parte delle autorità cinesi in Tibet e daranno suggerimenti per arrivare alla pace nella regione» si legge nella nota. Pechino ha dunque aperto uno spiraglio negoziale dopo i duri scontri di marzo a Lhasa e le proteste pro Tibet al passaggio della fiaccola.
Uno spiraglio che contrasta con quanto accaduto nelle scorse settimane.

Ieri il governo tibetano in esilio ha denunciato che il 28 marzo la polizia cinese ha cremato i cadaveri di 83 tibetani «per cancellare le prove» della repressione. Anche i manifestanti tibetani feriti sarebbero stati lasciati morire senza cure negli ospedali governativi.

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