La pupilla di Lula al ballottaggio Sarà decisiva la sua nemica verde

MadridDilma non è Lula e non ha il credito illimitato di cui gode il presidente uscente. È questo il messaggio inviato ieri dai brasiliani al Partido dos Trabalhadores di Luiz Inácio “Lula” da Silva. Il popolarissimo presidente-operaio infatti ha appoggiato il suo delfino Dilma Rousseff fin dall'inizio della campagna per le presidenziali tenutesi ieri, assicurando che votare Dilma era come votare per lui. Ma l'operazione non sembra essere riuscita del tutto e i circa 140 milioni di elettori hanno consegnando alla candidata del Pt una vittoria acre che sa di sconfitta e apre scenari imprevisti.
La Rousseff ha infatti vinto in 18 dei 27 stati del Brasile, incassando il 46,1% dei voti (circa 47 milioni) superando il candidato socialdemocratico José Serra arrestatosi a un solido 33%. Fin dai primi exit poll è però stato chiaro che la sessantaduenne Rousseff non sarebbe arrivata al 50% delle preferenze, soglia che le avrebbe permesso di scongiurare il secondo turno e di diventare il primo presidente donna del Brasile, come si aspettava il Pt. Il delfino di Lula si dovrà così battere per la presidenza il prossimo 31 ottobre contro Serra, un'ipotesi che ora si tinge di nuove incognite.
Le elezioni di ieri hanno rivelato infatti un'altra sorpresa che definirà probabilmente il Brasile post-Lula: l'esplosione del Partito Verde, capitanato da Marina Silva, ex ministro del presidente uscente, che ha raccolto un sorprendente quanto inatteso 19,9% dei consensi. Silva ha raccolto circa 20 milioni di voti, sconcertando soprattutto Dilma e il Pt, che hanno ammesso di aver sottovalutato l'impatto del suo nuovo partito. Acerrima nemica di Dilma, Marina fu ministro dell'Ambiente di Lula fino al 2008, quando si dimise con una pesante accusa per il presidente-operaio ed ecologista: anteporre gli interessi industriali al rispetto dell'Amazzonia.
L'inaspettata irruzione di Marina sulle scene ha inoltre lanciato la gara tra Rousseff e Serra per accaparrarsi la maggior parte del voto verde entro il 31 ottobre. La cinquantaduenne Silva potrebbe infatti cambiare significativamente le sorti del secondo turno decidendo di appoggiare uno dei due candidati. José Serra ha bisogno di recuperare i 15 punti che lo separano da Dilma e ha già preso contatto con la nuova leader, raccogliendo segnali di disponibilità. D'altro canto gli uomini del Pt sono già al lavoro per riavvicinare l'ex militante e ottenere l'endorsement per Dilma che, visto le affinità tra i due partiti, porterebbe a una vittoria sicura del Pt.
Lula ha voluto rassicurare Rousseff con un complice "vedrai che alla fine vincerai tu", ricordando che anche lui è dovuto passare per il secondo turno alle elezioni vinte nel 2002 e nel 2006. Ma le uniche speranze di vittoria per la ex guerrigliera sembrano date proprio dall'appoggio del padrino politico, che si farà ancora più asfissiante in questo mese. Negli ultimi due mandati, Lula (diminutivo di Luiz, che in portoghese significa anche calamaro) ha infatti rilanciato l'economia del paese, togliendo dalla povertà circa 19 milioni di poveri dal 2003 a oggi e ha creato la cosiddetta "classe C", la nuova piccola borghesia con stipendi tra i 400 e i 1.

000 euro al mese. Dilma potrà attingere da questo bacino di voti sicuri, ma forse non sarà sufficiente per far risalire i sondaggi in costante calo. E in ogni caso, oltre a Lula, dovrà ora chiedere permesso anche alla nemica Silva.

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