Al Qaida: «Faremo saltare la Casa Bianca»

«Abbiamo 12mila volontari pronti a combattere»

Fausto Biloslavo

Il capo di Al Qaida in Irak vuole far saltare in aria la Casa Bianca e annuncia che il suo «esercito» è composto da ben dodicimila volontari della guerra santa. Ieri, Abu Hamza al Muhajir, nome di battaglia Abu Ayub Al Masri, ha reso disponibile su uno dei siti legati ad Al Qaida un messaggio audio di 22 minuti in cui minaccia direttamente Washington. «Giuriamo su Allah di non fermare il nostro jihad fino a quando non faremo saltare in aria la casa più immonda, chiamata Casa Bianca» sbraita il nuovo capo dei tagliagole del terrore in Irak riferendosi alla residenza del presidente degli Stati Uniti. Il messaggio deve essere stato registrato nelle ultime ore, dato che Al Masri fa riferimento alle recenti elezioni negli Usa. «Il popolo americano ha fatto un primo passo nella giusta direzione, ha iniziato a rendersi conto del tradimento del loro presidente e del suo asservimento ad Israele votando con un po’ di senno alle ultime elezioni» dice l’erede di Al Zarqawi, ucciso in giugno, riferendosi alla vittoria dei democratici al Congresso, molto critici nei confronti della guerra in Irak. Al Masri prende in giro il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld facendo riferimento alle sue dimissioni. «Dico all’anatra zoppa (l’amministrazione Usa, nda) di non avere tanta fretta di scappare come ha fatto il tuo ministro della Difesa (Rumsfeld, ndr), rimani sul campo di battaglia» sono le parole del capo di Al Qaida che irridono alle difficoltà del presidente George W. Bush.
Oltre alla minacce dirette agli americani il numero uno della rete del terrore in Irak annuncia «la fine di una fase del jihad e l’inizio di una nuova, ovvero l’instaurazione di un califfato islamico per restaurare la gloria dell’Islam». Per sottolineare l’adesione totale a questo folle progetto Al Masri aggiunge: «Dico allo sceicco, eroe, hashemita, emiro dei credenti, Abu Omar al-Baghdadi, che giuro fedeltà alla tua persona. Aiuteremo il Consiglio dei mujaheddin che guida lo Stato islamico iracheno e porremo sotto la tua diretta guida 12mila combattenti dell'esercito di Al Qaida fedeli fino alla morte sulla via di Allah». In pratica il comandante militare si sottomette ad Abu Omar al Baghdadi, il nome di battaglia del capo della Shura dei mujaheddin, un’alleanza di gruppi terroristi sunniti, formata in gran parte da elementi radicali salafiti e combattenti stranieri. Si sospetta che Al Baghdadi, nominato emiro del futuro califfato, sia un saudita, dato il riferimento ad un particolare clan islamico contenuto nel messaggio di Al Masri. Il capo di Al Qaida nella parte del messaggio rivolta agli iracheni invita tutte le fazioni sunnite ad unirsi per combattere gli americani. «O eroi degli Ansar al-Sunna - conclude - e voi dell'Esercito islamico e i fratelli dell'Esercito dei Mujaheddin, o voi che avete dubitato a causa del nemico. Dico ai vostri capi che i nostri fratelli invocano Allah affinché possiate benedire lo stato islamico iracheno giurando fedeltà al nostro emiro» sostiene il capo di Al Qaida. Un’inversione di tendenza rispetto alla linea del suo predecessore, Al Zarqawi, che vuole evitare nuovi scontri e faide all’interno della variegata costellazione degli insorti.
Invece rimane fermo l’atavico odio nei confronti degli sciiti, al potere a Bagdad, a tal punto che Al Masri attacca con forza anche Hassan Nasrallah, il leader degli Hezbollah libanesi, per la sua stretta alleanza con l’Iran. Al Masri, che significa l’egiziano, è sulla quarantina e ha iniziato la sua militanza al Cairo. Da giovane entrò nelle file della Jihad islamica di Ayman Al Zawahiri, il braccio destro del fondatore di Al Qaida. Nel 1999 si è recato in Afghanistan per addestrarsi all’utilizzo di esplosivi nel campo Al Farouq dei seguaci di Osama bin Laden. Dopo il crollo del regime talebano ha raggiunto l’Irak formando la prima cellula di Al Qaida a Bagdad. Al Zarqawi lo aveva incaricato del reclutamento di volontari della guerra santa e della loro infiltrazione in Irak attraverso la Siria e l’Arabia Saudita.

Lo stesso Al Masri ha dichiarato che dall’invasione del 2003 sono morti 4000 mujaheddin stranieri in Irak. Sui 630 catturati nell’ultimo anno si sa che provengono da 25 Paesi diversi con una prevalenza di egiziani, siriani, sudanesi e sauditi.

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