Gianni Pennacchi
da Roma
Chi lha detto che «la Dc non andava in piazza», che «le battaglie si fanno in Parlamento», e «non è con le manifestazioni che si costruisce unalternativa alla sinistra»? Daccordo, il nostro è un bel paese senza memoria storica e lalba dellanno zero sorge ad ogni 1° gennaio, ma lUdc e Casini forse esagerano. Daccordo, tutto è buono per nobilitare il gran rifiuto a San Giovanni, anche vantar lassenza nel proprio Dna del gene populista, lasciare intendere che il contatto fisico con la massa, lafrore dei pullman, lo scalmanarsi in slogans e sbandierate, provoca allergia e orticaria. Ma come si può dimenticare, coi pilastri che sorreggevano la casa dei padri, anche il proprio e ancor fresco passato?
La copia esatta dei giornali di domani è già in collezione alla data del 10 novembre 1996. Grandi foto di San Giovanni gremita e festante, titoli da «un milione in piazza», slogans incitanti «dài, stappa un Prodino», proteste per la «faziosità della tv di Stato», il premier Prodi che derideva «il folclore», Berlusconi in comizio a promettere che «questo governo lo manderemo a casa». Ieri come oggi, lopposizione contro la finanziaria delleurotassa. La sola differenza è che sul palco della manifestazione cerano anche Buttiglione e Casini. Anzi, i due serano fatti pure il corteo, pigiati tra i manifestanti con Berlusconi e Fini, da un albergo di Via Cavour sino a Piazza San Giovanni.
Dieci anni vi sembrano tanti? Stessa piazza, stessa milionata di manifestanti anche il 24 ottobre 1998, per la manifestazione del centrodestra contro il ribaltone che aveva dato vita al governo DAlema. Sul palco con Fini e Berlusconi, ovviamente non cera Buttiglione. Ma Casini sì. E nel comizio tuonò contro il governo «dei reduci e dei gattopardi, delle capriole e delle giravolte, dei voltagabbana».
Piano dunque a rinnegar San Giovanni, pur se Pietro infine ebbe ugualmente le chiavi e il triregno. Ma tornando alle radici, è poi così vero che la Dc non amava la piazza, non scendeva a manifestare? Vero è che più dei cortei vocianti e festanti allo Scudocrociato saddicevano i funerali. Sarà forse per la contiguità con le processioni, la Balena bianca dava il meglio di sè nel lutto. Dal funerale oceanico di De Gasperi, la salma in treno dal Trentino a Roma con la folla che riempiva ogni stazione, sino a quello gelido di Moro nella basilica di San Giovanni blindata e senza neppure la bara dello scomparso, col Papa che pregava triste per il leader ucciso dalle Br e i notabili democristiani ignari di star celebrando pure il loro funerale politico. Ma non solo funerali, perché la Dc, seppur centrista e moderata, era un partito popolare e dunque amava le manifestazioni. Certo, non proprio quelle di protesta dal momento che è sempre stata al potere, ininterrottamente dal 1946 sino alla caduta della Prima repubblica, e sarebbe francamente troppo pretendere che si protesti contro se stessi.
Però anche la Dc protestava e scendeva in piazza, quando vedeva in pericolo una briciola del suo potere o sotto attacco del Male un qualche principio basilare della cristianità. Casini era già iscritto ai giovani Dc probabilmente, quando il 13 marzo 1971 Massimo de Carolis e Roberto Mazzotta portarono in piazza a Milano la «maggioranza silenziosa» contro lo «strapotere» del sindacato e della sinistra. E la battaglia contro il divorzio, nella primavera del 74? Tutta combattuta a radunar folla nelle piazze, col segretario Fanfani che girava paesi e città come un trottolino infuocato tuonando: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà laborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. Diventeremo tutti degli scimuniti dello stesso sesso, e magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!».
Ancora prima, non era De Gasperi a riempir le piazze al pari di Togliatti? Ogni campagna elettorale si giocava in piazza, i cinegiornali del 48 straboccano di masse bianche come di rosse. Perché la Dc non ha mai temuto il popolo. E di certo, se fosse stata sbattuta allopposizione dal Pci, altro che San Giovanni!
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