«Certo che ho avuto paura di morire. Quell’uomo era piuttosto alterato e teneva in mano una pistola che mi puntava contro. Mi diceva: “Ti sparo, ti sparo“. E io, dopo aver pigiato il pulsante di allarme che ha azionato la telecamera del bus verso di lui e contemporaneamente mi ha messo in contatto con la sala operativa, ho cercato di dissuadere quell’estraneo fuori di sé. “Non sparare“ ho ripetuto più volte, cercando di distrarlo. Non sono riuscito a trovare motivazioni più convincenti tanto mi sentivo sotto pressione. Ma alla fine l’ho convinto...Tutto è durato il tempo di una fermata, fino al capolinea. Dalle 21.20 alle 21.33. Poi sono arrivati i carabinieri. Sono stati i 13 minuti più lunghi della mia vita..».
Giuseppe, 51 anni, uno spilungone dallo sguardo pacato e un piccolo orecchino dorato al lobo destro, si tiene alla larga dai riflettori e non ha voglia di parlare. È timido ma è soprattutto molto emozionato l’autista di Atm che mercoledì sera, alla guida di un bus della linea 31 che transitava in viale Fulvio Testi ed era diretto fuori città, a Cinisello Balsamo, è stato avvicinato da un italiano ubriaco che è salito sul mezzo pubblico e gli ha puntato contro una pistola intimandogli di non fare fermate intermedie fino al capolinea. «Per fortuna quando quell’uomo è salito al capolinea mancava solo una fermata» ripete accanto a lui sorridendo il presidente di Atm Elio Catania. Che ieri pomeriggio, nella sede della sala operativa dell’Azienda trasporti milanese, in via Monte Rosa, ha premiato con un encomio Giuseppe ma anche il collega Fabio, 47 anni, il graduato che lo attendeva al capolinea per effettuare un collegamento sostitutivo. Quest’ultimo ha capito che il conducente si trovava in pericolo e, a sua volta, ha lanciato segnali d’aiuto.
Dopo l’encomio di Catania è arrivata la proposta del vice sindaco Riccardo De Corato. «Al coraggioso autista dell’Atm che ha permesso di arrestare il dirottatore del bus proporrò la consegna dell’Ambrogino d’oro».
In attesa di vedere cosa deciderà il Comune il prossimo 7 dicembre ieri il presidente di Atm ha spiegato il perché del tributo dell’azienda trasporti a Giuseppe e a Fabio.
«Queste due persone che lavorano con noi da 22 anni hanno dimostrato un alto livello di professionalità gestendo una situazione di alto rischio, un fatto eccezionale: fanno parte degli uomini e delle donne che lavorano con dedizione per la nostra azienda. In particolare hanno evitato che questo episodio si trasformasse in un caso di cronaca nera» ha spiegato Catania.
Il presidente di Atm ha inoltre sottolineato che il risultato positivo di tutta questa vicenda è anche «l’esito degli investimenti fatti da Atm nella formazione tecnica e comportamentale del nostro personale, nelle tecnologie di cui sono dotati i nostri mezzi e in un sistema integrato di comunicazione tra i dipendenti e la centrale operativa attiva notte e giorno».
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