Quando il «lento» va veloce verso l'eccesso

Caro Granzotto, accantono per un momento di pausa i gravi problemi che incombono e mi rivolgo alla sua cultura per porle una domanda che mi tormenta: perché tante parole che terminano con «lento» hanno un significato negativo? (maci-lento, turbo-lento, fraudo-lento, sanguino-lento, ecc.). Forse lei può trovare un riferimento alla nostra realtà?Eugenio AccorràMilano Non così tante, caro Accorrà, specie se messe a fronte dei 270-280mila vocaboli a disposizione dell'italiano (e dei quali, come ben sa, se ne usano mediamente, e parliamo del parlante o scrivente colto, 8mila. Metà della metà bastano e avanzano a chi va per le spicce). Quarantotto sono gli aggettivi uscenti in -lento e il senso negativo che trasmettono molti di questi ha a che fare con l'esagerazione e non con la lentezza, come a prima vista porterebbe a ritenere quel «lento». Che trae dal latino «lentus» nel significato di eccessivo, in abbondanza, persistente. Macilento viene, ad esempio, da macilentus a sua volta formato da maces, magro, e lentus, eccessivo; turbolento da turba, disordine, trambusto e lentus; violento da vis, forza, vigore e dal solito lentus.

Visto che lei è curioso della lingua, se vuole divertirsi (prestito latino: «de-vertere», ovvero «volgere altrove» la mente da cure e pensieri gravi o molesti) si legga un libretto uscito qualche tempo fa per il Mulino a firma Vittorio Coletti: Grammatica dell'italiano adulto (dove già nel titolo l'autore gioca sull'ambiguità di «italiano»: aggettivo o sostantivo? Italiano in quanto connazionale o in quanto idioma)? Vi troverà piacevolmente illustrati e dunque senza albagie cattedratiche, vita, morte e miracoli delle insidie, dei peccati, delle incertezze e degli impacci, delle devianze e delle torsioni cui si presta, talvolta sembrerebbe con malizia, la lingua italiana. Una grammatica che è, come d'altronde vuole l'autore, un «pronto soccorso linguistico» da leccarsi i baffi.

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