"Quando il Nord d'Italia aiutò i poverelli del Sud"

La regista Cristina Comencini col film "Il treno dei bambini" racconta una storia dimenticata di solidarietà

"Quando il Nord d'Italia aiutò i poverelli del Sud"
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Tra il 1945 e il 1952 circa 70mila bambini del Sud furono ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord per distrarsi dalla povertà e dalle macerie. Un pezzo di storia gloriosa di solidarietà del nostro passato che ha trovato l'eco più grande nel 2019 con il romanzo di Viola Ardone Il treno dei bambini (Einaudi) tradotto in 25 lingue che ora è diventato l'omonimo film di Cristina Comencini, disponibile su Netflix dal 4 dicembre e presentato alla 19a Festa del Cinema di Roma dove ancora una volta, dopo il film d'apertura Berlinguer. La grande ambizione, rivediamo i tempi dell'Unità e del Pci che aveva appoggiato l'organizzazione dei «treni della felicità» dell'Unione Donne Italiane. Scritto insieme alla figlia Giulia Calenda, a Furio Andreotti e Camille Dugay, il film di Cristina Comencini si concentra nel 1946 in una Napoli martoriata dai bombardamenti dove Amerigo (Christian Cervone), un bimbo di otto anni, vive senza un padre insieme alla madre Antonietta (Serena Rossi) che decide di fargli provare l'esperienza di passare l'inverno in Emilia dove una donna, Derna (Barbara Ronchi), si prenderà cura di lui. «Pochi spiega la regista conoscono questa storia, ma è un'azione eroica, con uno slancio tra Nord e Sud del Paese che racconta quello che siamo stati e che potremmo essere ancora». In realtà, ben prima del romanzo di Viola Ardone, il regista Alessandro Piva nel 2011 aveva raccontato tutta la storia nel documentario Pasta nera. Storie di bambini in viaggio tra due Italie. Ma certo il film di Cristina Comencini lavora in maniera molto accurata e autentica con un commovente sguardo di Comencini padre sui più piccoli nel restituire, grazie anche alle musiche di Nicola Piovani, il lato drammatico della vicenda familiare che vede, all'inizio del film, il protagonista Amerigo da adulto, interpretato da Stefano Accorsi, apprendere della morte della madre.

Ma quale delle due madri, la naturale o l'adottiva? E proprio la napoletana Serena Rossi ricorda che «mia nonna era una di quei bambini che partirono su quei treni. Ancora oggi ricorda che sono gli unici tre mesi d'infanzia che ha vissuto».

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