Quando perdere tutto è riscoprire tutto

Presutti e Piano, voci da un paese spazzato dalla tempesta

Quando perdere tutto è riscoprire tutto
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Gli spiriti dei luoghi abbandonati vivono: la vita si attacca alla pietra, il vento è il loro respiro, l'acqua la loro voce. Sono presenze che stanno nell'aria, nei tramonti, nelle foglie, e si materializzano nelle pagine de I sopravvissuti di Antonella Presutti e Gianna Piano (Les Flaneurs edizioni), libro che è viaggio emozionale, preghiera, memoria di un luogo travolto da una frana dopo piogge incessanti durate settimane.

Presutti racconta le storie degli ultimi abitanti del borgo molisano e Piano crea intervalli di poesia e immagini in bianco e nero che hanno fiato e occhi. Incontriamo la solitudine benedetta di Anna, la fedeltà di Addolorata, la tenerezza del primo amore di Matilde e Renato, lei sopravvissuta e lui ritrovato nel fiume, incastrato tra i rami. Conosciamo Giovanni e Carmela, gli amanti infelici, e viviamo la stessa perdita, la stessa attesa. Scopriamo la storia di Giorgio il veterinario e Ulisse l'asinello che lui adotta. Incrociamo don Onofrio, il prete contadino che fa entrare in chiesa gli animali, anime di Dio, e Leda che conosce i segreti delle erbe e l'influenza della luna. Leda nel suo mondo senza uomini, educata dalla madre alla libertà dello spirito, Leda la diversa che vive nel bosco e lava al fiume i panni dei signori, cura gli animali e canta. Leda che non ha mai conosciuto suo padre e che quando morì sua madre sentì l'anima andare in letargo.

Eccoli i sopravvissuti umani, «ora che perdevano ogni cosa, ogni cosa diventava tutto». Portavano nell'anima «l'aria, i colori, gli odori, i sapori della loro terra che amavano senza saperlo, senza averlo mai saputo, come si ama un braccio, un occhio».

«Come un serpente nero si incamminarono», con la vita che restava. Rimasero aperte le crepe della terra e quelle sui muri. Ma l'erba e i fiori sarebbero cresciuti in quelle fessure per guarire ogni dolore e raccontare che la natura si accomoda, riprende posto nel tempo e il tempo non si posa su tutto allo stesso modo.

«Le case hanno ricordi e occhi con i quali guardano quello che è rimasto di loro, un letto in ferro battuto ricamato con fiori rosa, addossato alla parete, perfetto tra le macerie», e un quadro della Madonna intatto, protetto dai rami e dalle foglie del tiglio. I veri sopravvissuti, i più longevi, sono loro, materia unica impastata d'acqua e radici, vento e pietra.

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