Dopo il «colpo di grazia» che nel giugno scorso aveva portato a 29 ordinanze di custodia cautelare nel quartiere di Quarto Oggiaro per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti (il cui vertice era rappresentato dalle famiglie Carvelli e Sabatino), l’altra notte gli investigatori della squadra mobile hanno sferrato un altro attacco nel difficile quartiere alla periferia ovest di Milano. «Un quartiere dove la criminalità straniera, soprattutto nel campo degli stupefacenti, praticamente non esiste e tutti i traffici illeciti sono gestiti dai crotonesi, in particolare da quelli provenienti da Petilia Policastro, in provincia di Crotone: questa zona di Milano è il loro personale serbatoio dello spaccio» ha spiegato il dirigente della squadra mobile Francesco Messina.
Le ordinanze di custodia cautelare per detenzione e vendita di sostanze stupefacenti in concorso e possesso di armi a vario titolo stavolta sono 22 (18 in carcere e 4 ai domiciliari; 2 arresti in Sardegna e uno in Toscana). E se il sequestro di droga è irrisorio (quantitativi nell’ordine di qualche centinaio di grammi) e le pistole trovate venivano utilizzate per atti intimidatori nei confronti dei fornitori di sostanze di scarsa qualità o per questioni personali all’interno dei due gruppi, acquista invece un rilievo consistente sia lo spessore criminale dei soggetti catturati sia il loro giro d’affari e i loro traffici.
Le indagini sono state avviate dopo che dalle osservazioni dei poliziotti della Mobile nella zona è emersa la presenza di alcune persone armate che operavano a Quarto Oggiaro. Nel corso degli accertamenti gli investigatori hanno scoperto così due bande di spacciatori, collegate tra loro: la prima, capeggiata da Riccardo «Ricky» Dogali, 41 anni, attiva proprio nel quartiere; l’altra, il cui referente era il 44enne Tommaso «Tommy» Mannarino, si muoveva nella zona del parco Sempione. In particolare gli appartenenti a questo gruppo orbitavano intorno a una carrozzeria di corso Sempione. Era lì, infatti, che si recavano a ritirare hashish e cocaina alcuni spacciatori che giungevano da Cagliari e Lucca, ma anche alcuni clienti milanesi. Tra le auto, e con l’abituale viavai di clienti, era abbastanza facile, per due dipendenti della società, peraltro incensurati, vendere lo stupefacente. Che, però, veniva perlopiù smerciato a domicilio, su richiesta, a beneficio di clienti benestanti.
«Lo spaccio a Quarto Oggiaro, invece, si praticava in mezzo alla strada, davanti ai bar di via Amoretti - sottolinea Messina - e tutti gli spacciatori facevano capo a Dogali che, a sua volta, vanta legami con il noto clan Di Giovine. Il gruppo di Mannarino, invece, era molto più legato all’ndrangheta vera e propria, alle cosche di Petilia Policastro. Per questo l’arresto di questi soggetti lo consideriamo come un’ulteriore spinta alla pulizia dallo spaccio di cocaina e hashish di quella zona».
Insieme a Dogali e a Mannarino, ai vertici dell’attività di spaccio c’erano, secondo le accuse, Bruno Ricci, di 28 anni e il 34enne Alessandro Paglia.
Durante le perquisizioni sono stati sequestrati, oltre ad alcuni etti di droga, due revolver di grosso calibro, una Smith & Wesson, una Colt e oltre 40mila euro.
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