Chi l’ha conosciuta bene in tempi non sospetti, come Lucio Rota, la smentisce: «È totalmente inaffidabile». La Procura di Palermo, che pure l’ha ascoltata, la ridimensiona: il suo racconto è incompiuto e omertoso. Persino il suo avvocato è costretto a contraddirla e annullare la conferenza stampa che lei aveva convocato il giorno prima. Ma, timoroso di mettere la mano in un nido di vipere, addossa la responsabilità del contrordine al procuratore Edmondo Bruti Liberati che è costretto, suo malgrado, a difendere la libertà di parola delle escort: «Non c’è nessun veto alla conferenza stampa di Nadia Macrì». Il racconto di Nadia fa acqua, così come quello di Perla Genovesi, la sua amica che ha chiamato in causa Berlusconi, don Verzè e il deputato Enrico Pianetta, e così come le dichiarazioni di Ruby che sembra aver detto tutto e il contrario di tutto.
Risultato: lo spettacolo è capovolto rispetto ai modelli cui eravamo abituati; non sono le escort a inseguire le indagini, ma le indagini a inseguire le escort, con risultati stupefacenti. Le bellissime azionano il turbo, si rimpallano l’universo mondo in un carosello di letti, tangenti, ministri, droga. Un turbinio di affermazioni che lasciano fredda, anzi gelida, persino la procura di Milano che di solito è pronta a scaldarsi per molto meno. «Berlusconi non è indagato», ripete da giorni il capo dell’ufficio Edmondo Bruti Liberati. E certo, Bruti, con la sua consumata esperienza, prova a tenere a distanza quell’intreccio inestricabile e scivolosissimo di mezze bugie e frammenti di verità ridipinti all’insegna del verosimile. Non vuole finire dalle parti del ridicolo, il procuratore.
Le Nadie, le Perle, e le Ruby forse hanno fatto girare la testa a più di un potente, ma ora rischiano di far uscire di testa squadre di investigatori. Meglio bloccare. Meglio raffreddare. Meglio tenere la lingua a freno. Del resto Elisa Alloro, autrice di un libro audace fin dal titolo, Noi, le ragazze di Silvio, svela un episodio che consegna un altro tratto della tortuosa personalità di Nadia: «Era la Pasqua del 2009, eravamo in Sardegna, a Villa Certosa, ricordo che con me c’erano altre ragazze. A un certo punto Nadia, che era presente, cominciò a prendere malamente in giro il Cavaliere che ci rimase molto male. Allora lui ci prese da parte e ci spiegò che in precedenza lei gli aveva raccontato, dopo uno scatto di nervi e con le lacrime agli occhi, la sua storia difficilissima. E aveva confessato di essere arrivata fin lì spacciando una bugia grossolana: un’amicizia inesistente con Emilio Fede. Nadia fu rispedita a casa, adesso ci dice che un anno dopo, ad aprile 2010, Berlusconi la invitò di nuovo e addirittura andò a letto con lei ricompensandola con cinquemila euro. Tutto può essere, ma questa storia mi pare inverosimile dall’inizio alla fine».
Però loro, le escort e le loro amiche, parlano di tutto. Fanno la morale al Cavaliere, affidano a Facebook giudizi taglienti sui leader che avrebbero allietato, mescolano addirittura sesso, tangenti e droga in un guazzabuglio in cui persino magistrati abilissimi, come quelli di Milano e Palermo, perdono la rotta come in un labirinto.
Perla Genovesi, l’amica di Nadia che riusciva contemporaneamente ad essere assistente parlamentare del deputato Enrico Pianetta e corriere della cocaina dal Sudamerica, mette a verbale il malaffare: al San Raffaele furono dati fondi per costruire ospedali all’estero, ma quei soldi presero altre strade, molto meno nobili. Una narrazione dettagliata, naturalmente, ma non di prima mano: perché Perla Genovesi trasmette ai pm lo sfogo, presunto, di Pianetta. Allo stesso modo instrada i magistrati verso l’amica che piange, Nadia. Perla più che un testimone è un vigile che regola il traffico verso le procure. Nadia conferma, ma Pianetta, dopo qualche giorno di silenzio, ora prova a mettere un argine a quel gorgo: «Cosa vuoi rispondere a queste cose qua? Sono cose farneticanti prive di qualsiasi fondamento». E Bruti, dopo essersi cimentato su Berlusconi e i diritti costituzionali delle escort, è costretto per la terza volta nella stessa giornata a precisare il nulla: «Non c’è nessun fascicolo sul San Raffaele».
Come si mette le mani nei capelli Renato Brunetta che parla di «dichiarazioni fuori dalla grazia di Dio» a proposito della sua presunta notte d’amore con Nadia e querela in simultanea lo spagnolo El Mundo e il popolare Cronacaqui per averlo tirato a forza dentro questi
filmini a luci rosse.Nadia, come e più di Ruby e di Perla, si sfoga su Facebook manco fosse una precaria: «Silvio hai rotto». Però risulta iscritta alla pagina che inneggia al premier. E vai, con un’altra giravolta.
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