Questa volta il brindisi è italiano

D omani è la notte più lunga dell'anno e dopo avervi ammannito molti consigli per un brindisi champagnoso i sensi di colpa ci spingono a nazionalizzare questa rubrica. Ecco quindi un pungo di etichette italiane che troverete abbastanza agevolmente se vorrete fare l'upgrade al vostro primo brindisi del 2018.

Moser. Azienda trentina della famiglia del grande ciclista Francesco, 16 ettari in Val di Cembra, a Lavis e nei dintorni di Trento. Il Moser Brut Nature millesimato 2011 fa 60 mesi di permanenza sui lieviti che esaltano questo Chardonnay di montagna. Fresco, elegante, spesso, profondo, molto lungo.

Cantina Kaltern. Dall'Alto Adige e dalla cantina cooperativa (680 soci e 480 ettari vitati) che è la più importante interprete della Schiava, ecco il Brut Nature, un dosaggio zero della vendemmia 2011. Un altro Chardonnay di montagna, le cui uve provengono da una vigna situata a 600 metri, ai piedi del Passo della Mendola. La permanenza sui lieviti è di 48 mesi. Minerale, sapido, fresco.

Conte Vistarino. Una delle più rinomate aziende dell'Oltrepò Pavese ci regala il Metodo Classico 1865, una cuvée di Pinot Nero dai vigneti della Tenuta di Rocca de' Giorgi. Fermenta 64 mesi in bottiglia prima della sboccatura. Acido, nobile, dal naso ricchissimo e dalla bocca appagante.

Garofoli. Dalle Marche queste bollicine delicatissime da uve Verdicchio coltivato nelle colline dei Castelli di Jesi, area classica del grande bianco marchigiano. Aromi soffusi, eleganza diffusa. Da aperitivo.

Tenute Pacelli.

Da questa azienda di Malvito, nel cosentino, che sta crescendo a vista d'occhio un metodo classico che i nostri lettori conoscono bene: lo Zoe, un Riesling che fa 24 mesi di lieviti e che si esibisce inconfondibile, accigliato, modernissimo, cupo, quasi affumicato, imperdibile.

Basta così. Buon anno.