Ragazze capolavoro «Rivincita contro chi non credeva in noi»

Follis, Paruzzi, Confortola e Valbusa tra esaltazione e muso duro. Oggi Zorzi e soci: «Un bronzo? Non ci sto»

Maria Rosa Quario

da Pragelato

«Capolavoro! Scrivetelo grande così, questo è stato un capolavoro!». Nevica a Pragelato. Un lenzuolo bianco scende sulla medaglia di bronzo della staffetta armonia del fondo azzurro, parliamo di donne ovviamente, quelle che non sono fuoriclasse, né personaggi, ma che non tradiscono mai, bronzo un anno fa ai mondiali di Oberstdorf, bronzo ieri dopo una gara da cardiopalma. Arianna Follis, Gabriella Paruzzi, Antonella Confortola e Sabina Valbusa nell’ordine hanno dato l’anima e forse qualcosa in più per salire su quel podio in cui nessuno credeva, perché troppe, sulla carta, erano le squadre nettamente più forti. Ha ragione Gabriella, la capitana tanto amata, a parlare di capolavoro: lo ha compiuto lei, alla quinta medaglia in cinque olimpiadi dal 1992 a oggi (in Italia solo Edoardo Mangiarotti, lo schermidore, è stato capace di tanto, fra il 1936 e il 1960), lo hanno fatto le sue compagne, per la prima volta su un podio olimpico.
Un podio che rinvia di qualche giorno la polemica pronta a scoppiare in seno alle squadre azzurre, c’è guerra fra i due settori e la tensione è palpabile. Ieri il dt Marco Albarello si è fatto vedere quando la gara era già finita da oltre un’ora, gelo nella sala delle conferenze al suo ingresso, nessuno scambio di saluti né di complimenti. «Ma non è questo il momento di fare polemica, oggi dobbiamo solo festeggiare, questa medaglia non vuole essere una vendetta, ma solo una rivincita nei confronti di chi non ci ha mai considerato». Sabina Valbusa, donna pacata e silenziosa, si sfoga solo un po’, ha appena smaltito la tensione della sua ultima frazione strepitosa, che rivive così: «Mentre aspettavo l’arrivo di Antonella sentivo addosso una responsabilità spaventosa, sapevo che la mia frazione sarebbe stata decisiva, nei primi cento metri le gambe mi tremavano, ho rischiato di cadere, ma poi ho reagito e quando nell’ultima salita ho visto che la Bjoergen cedeva ho sentito che anch’io stavo per cedere, ma non l’ho fatto pensando alle compagne; quando la tedesca mi ha superato non ho perso le speranze, mi aspettavo il suo ritorno, la russa ormai era andata, io ho tenuto duro pensando solo a tenere dietro la svedese, ma non avrei potuto fare un metro di più, il cuore stava per scoppiare».
Valbusa eroica, ma tutte le ragazze azzurre ieri hanno dato il massimo, e a stupire sono state proprio le due considerate l’anello debole del gruppo, Arianna Follis, che ha chiuso la prima frazione al settimo posto, e Antonella Confortola, che ricevuto il cambio dalla Paruzzi in quarta posizione ne ha persa solo una lanciando la Valbusa verso il podio. «Già che c’eri potevi anche prendere l’argento!» scherzano in coro «Gabri», «Ari» e «Anto», coccolate con gli occhi da «Gianfri», al secolo Gianfranco Pizio, la vera anima di questo gruppo. Tutte le dediche sono per lui, «perché è stato l’unico a credere in noi, a tenerci unite».
Sì, questa seconda medaglia del fondo azzurro è una medaglia di gruppo, sul podio non ci sono quattro donne ma un unico corpo, un’unica anima, la corsa verso le tribune per lanciare i fiori è corale, così come l’esultanza, le interviste, i ringraziamenti, le feste. In questa squadra non ci sono primedonne ed è il suo segreto, i tempi di Di Centa e Belmondo sono lontani, qui si lavora sempre e solo assieme, nessun capriccio, nessuna pretesa, solo tanta voglia di darci dentro.


Una sfida, un grande stimolo per gli uomini, oggi in pista per una delle gare più attese dei Giochi, la staffetta 4x10 che vedrà Valbusa, Di Centa e poi il pattinaggio strepitoso di Piller Cottrer e di Zorzi, capelli viola contro la sfortuna e un po’ di indignazione quando i compagni si dicono pronti a firmare per un bronzo. «Tre settimane di clausura in alpeggio per preparare un bronzo? Non ci sto, io voglio di più!». Si prevede volata finale, vai Zorro, facci godere ancora.

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