«Rapino per finanziare un mio partito»

«I soldi mi servono per combattere il sistema»

Paola Fucilieri

«Quando sono salito sul bus li ho notati immediatamente: due giovani sui 30-35 anni, uno con la maglietta nera, l’altro bianca, seduti con il casco da moto tra i piedi. Il primo mi ha notato subito, ero in divisa. In realtà tutti gli occhi erano puntati su di me: era l’ora di punta, l’autobus era affollatissimo. Poi, il bandito con la maglietta nera si è chinato sul casco e da lì ha estratto la pistola...Allora ho pensato solo a tutta quella gente. E mi sono avventato su di lui».
Il brigadiere del nucleo radiomobile della compagnia di San Donato Milanese si chiama Vincenzo Licari, ha 46 anni e giovedì pomeriggio, a San Giuliano, insieme a un 35enne dal sorriso pacioso e buono, l’appuntato Andrea Celeste, ha rischiato la pelle per sventare una strage. I due carabinieri, infatti, sono riusciti ad arrestare uno dei due rapinatori che poco prima avevano messo a segno, armati ed equipaggiati come guerrieri ninja (Smith&Wesson calibro 38 in pugno e giubbini antiproiettile) un «colpaccio» da 550 euro nell’ufficio postale di via Roma. E il complice, fuggito nel parapiglia tra la gente che gridava e correva fuori dall’autobus, potrebbe fare presto la fine del «collega».
Intanto lui, quello in manette - il 33enne pluripregiudicato Piergiorgio Garosio, nativo del Bresciano ma residente a Rapallo, professionista del crimine seppure decisamente jellato - è un malvivente con velleità socio-filosofiche e rivoluzionarie, seppure low profile. «Il mio è un reato politico - ha dichiarato subito dopo essere stato bloccato dai carabinieri -. Il denaro? Mi serve per qualcosa di lungimirante: voglio autofinanziarmi per fondare un nuovo partito politico. E continuerò a battermi contro il sistema. Ho già commesso quattro rapine per questo». Mah! Intanto avrà modo di meditare la sua farneticante idea tra le mura del carcere. Dal quale è uscito, l’ultima volta, appena due anni fa, dopo aver scontato una condanna per un’altra rapina in banca andata male (fu sventata dalle forze dell’ordine, all’uscita del bandito dall’istituto di credito, ndr) nel maggio 2001, nel Riminese. Anche allora Garosio assicurò di essersi dato al crimine a puri scopi «politici».
Tornando ai militari, la loro è stata un’operazione d’intuito, coraggio e anche un po’ di fortuna. Sono saliti sul mezzo pubblico extraurbano, la 120 che collega Melegnano a San Donato, perché, ricevute via radio le informazioni sulla rapina appena avvenuta (erano le 17.30) anziché correre inutilmente sul luogo del colpo, hanno cominciato a cercare i banditi nella zona circostante. I rapinatori, intanto, usciti dalle Poste, erano rimasti improvvisamente appiedati: la loro Honda Vfr 750 non ripartiva più. Allora Garosio ha sparato due colpi contro una Punto guidata da un 55enne che passava di lì per «convincerlo» a lasciargliela.

Il poveretto però, nonostante la paura, ha strappato le chiavi del cruscotto, le ha lanciate lontano ed è fuggito. A quel punto non restava che il bus. E lo stesso hanno pensato Licari e Celeste. Che così si sono trovati impegnati in un pericolosissimo corpo a corpo per disarmare Garosio.

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