Marcello De Angelis
da Salisburgo
Quando a Salisburgo arrivano i Berliner Philharmoniker siamo ai «botti» finali del Festival. Dopo la tradizionale conferenza stampa di bilancio (record)e i saluti del direttore artistico Ruzicka taceranno i fuochi di artificio della ricorrenza mozartiana segnata da mostre - deludente Viva Mozart, di alto livello scientifico quella allestita in Duomo - incontri. Opera omnia sulle scene: una valanga di euro investiti e più del doppio rientrati. Così si fanno le cose. Qui la musica paga. Una lezione per noi.
Quindici minuti di applausi sono la norma per i Berliner. Qualsiasi cosa suonino il pubblico va in delirio. È accaduto persino dopo il monocorde e piuttosto noioso programma presentato da Simon Rattle al primo incontro: musica dei nostri giorni - e fin qui nulla di male - ripetitiva e inutile nel solco di un neoespressionismo di maniera, capace solo di mettere in evidenza labilità dei giovani autori (ma la tecnica non è tutto) e la consueta bravura dellOrchestra. Prendendo spunto dai celebri «pianeti» di Gustav Holst - traccia della colonna sonora di John Williams per Star wars - sono seguite altrettante composizioni su temi astrali: Toutatis di Kaija Saariaho, Towards Osiris di Matthias Pintscher, Ceres di Mark Anthony Turnage, Komarovs fall di Brett Dean, Noesis di Hanspeter Kyburz. Ci ha pensato il novantenne rappresentante della Francia di Debussy e Ravel, Henri Dutilleux, presente e festeggiatissimo, a far fuori tutti con le stupende Correspondances del 2002-2003. Gli struggenti e melanconici sapori di una filtrata memoria storica - un po come i Quattro ultimi Lieder del vecchio Strauss - sono stati ben resi dal soprano Barbara Hannigan. Senza significato la trascrizione orchestrale di Dolin Matthews dei celebri Quattro preludi di Debussy.
Di ben altro livello il successivo appuntamento: tutto Mozart con tre gioielli; la Sinfonia K 183 (utilizzata nel film Amadeus), la Sinfonia concertante K 364 e la celeberrima Sinfonia K 550. Nella «concertante» si sono esibiti Frank Peter Zimmerman (violino) e Tabea Zimmerman (viola), impeccabili per intesa, musicalità, stile nonché attenti revisori (questa era la prima esecuzione) della partitura di cui esistono in giro solo copie.
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