La Regione celebra l’Unità d’Italia attaccando Berlusconi

La Regione celebra l’Unità d’Italia  attaccando Berlusconi

(...) Nel libercolo, di censura ce n’è per tutti, ovviamente se sono di centrodestra, compresi i «fiancheggiatori del regime berlusconiano» come gli esponenti del Carroccio. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ad esempio, i cui «provvedimenti implicano la negazione dei diritti universali dell’uomo», tanto che, a giudizio di Gibelli, si può parlare legittimamente (gli dedica un intero capitolo) di «Leghismo, carnevale xenofobo». In sostanza - è sempre lo storico «oggettivamente fazioso» a scrivere, anche a scapito di grammatica e sintassi -, tutto ciò «configura una contiguità e una familiarità con l’illegalismo assolutamente sorprendente per gli standard della democrazia occidentale». Cosa c’entra, o meglio: che c’azzecca questa analisi con la «lectio magistralis» che dovrà tenere Gibelli la mattina del giorno 15, nello scenografico salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, per la Festa dell’Unità, non si capisce. Eppure le amministrazioni locali hanno concordato con entusiasmo la presenza di Gibelli, accanto a quella del professor Gianni Marongiu - a proposito: lui, ex sottosegretario del primo governo Prodi - per l’unico vero e proprio evento dedicato dalla Liguria all’Anniversario dell’Italia unita.
Hanno provato, eccome, a riequilibrare lo sbandamento a sinistra alcuni rappresentati della minoranza di centrodestra, in particolare il consigliere regionale Edoardo Rixi, Lega Nord, che aveva proposto a suo tempo una sorta di par condicio: «Ci eravamo già espressi contro la presenza di Marongiu, docente insigne, che però ha sempre manifestato apertamente, fin dal 1994, posizioni antifederaliste. Avevamo chiesto - sottolinea ancora Rixi - che ci fosse la presenza anche di un relatore che si rifacesse all’anima federalista del Risorgimento, quella di Rosmini e Cattaneo. Il risultato è che la sinistra ha deciso per Gibelli, famoso fra gli studenti genovesi per le sue simpatie sinistrorse, ma ancora di più per il suo recente libro antiberlusconiano».
A protestare ad alta voce, in consiglio regionale, è anche il gruppo Pdl, compatto nel denunciare lo stravolgimento dello spirito unitario che dovrebbe essere alla base della Festa: «Siamo delusi, per non dirci indignati - esordisce Roberto Bagnasco a nome dei colleghi Matteo Rosso, Franco Rocca, Gino Garibaldi, Raffaella Della Bianca, Luigi Morgillo, Marco Melgrati, Alessio Saso, Roberta Gasco e Marco Scajola -. Già la Liguria non è che sia molto presente alle celebrazioni, anche per il cronico problema di fondi. Ma non è accettabile che quel poco che si fa sia inficiato del solito antiberlusconismo. Non verremo». Si associano gli «arancioni» della Lista Biasotti: a giudizio di Aldo Siri e Lorenzo Pellerano, «con rammarico, assistiamo alla posizione presa dalla Regione Liguria che ha scelto di prestare il fianco alle strumentalizzazioni. È stato commesso un grave errore nel chiamare, per svolgere una lectio magistralis, due esponenti marcatamente conosciuti per le loro simpatie politiche, uno dei quali ha espresso recentemente giudizi offensivi ed inaccettabili nei confronti di molti partiti che sono chiamati a intervenire alla manifestazione di martedì. L'Unità d'Italia - concludono gli arancioni - deve essere una festa condivisa perché così è sentita dai cittadini, perché in questo momento storico della società il Paese ha bisogno di coesione. La scelta della Regione, invece, rischia di rovinare l'anniversario rinfocolando le polemiche che ci sono state fin'ora e che parevano essersi raffreddate».
La replica del presidente della giunta, Claudio Burlando, è un inno all’insostenibile leggerezza del politichese: «Auspico che siamo tutti presenti alla celebrazione - sostiene, sprizzando stille di energia da tutti i pori -. Poi ci sarà tempo e modo di fare riflessioni diverse... Gibelli? Non coinvolgerei il consiglio regionale e la giunta su un testo su cui non abbiamo competenza... Io non assumo iniziativa alcuna...». Però! Quasi temerario.
Un’implacabile censura arriva, a distanza, dal consigliere comunale del Pdl Giuseppe Costa: «Evidentemente, ci sono culture politiche che, nel descrivere la Storia, si rifanno a strumentalizzazione partitiche per demonizzare gli avversari. E tutto ciò - insiste Costa - non fa altro che male allo spirito unitario nazionale».
Spirito unitario che va a ramengo nell’aula consiliare, quando il presidente Rosario Monteleone chiude la seduta fra le proteste di Nicolò Scialfa (Italia del valori) che si sente «toccato sul vivo» dalle parole di Rixi: «Mi accusa addirittura di non leggere i libri, e quindi mi offende. Voglio il diritto di replica!» tuona Scialfa, docente e preside, e generalmente riconosciuto bibliofilo e intellettuale di vaglia. La seduta si chiude con la promessa di Monteleone di ricominciare, alla prossima occasione, «da dove siamo rimasti», e quindi dal ping pong dialettico Rixi-Scialfa.
In principio, il presidente dell’assemblea aveva espresso solidarietà a Gianni Plinio, già assessore e presidente della stessa assemblea legislativa regionale, per le minacce che gli erano state indirizzate con scritte sui muri della città: «Ringrazio Monteleone e il membri del consiglio - commenta Plinio -, così come Alessandro Repetto e Giorgio Guerello, rispettivamente presidenti della Provincia e del Consiglio comunale, e i cittadini che mi hanno dimostrato vicinanza. L’istigazione alla violenza politica è stata fermamente condannata in maniera bipartisan e senza se e senza ma». Nel corso della seduta di ieri, infine, c’è stato il tempo per approvare l’anticipo di tre mesi, da parte della Regione, del trattamento pensionistico agli ex lavoratori dell’amianto, e il diritto di accesso agli atti dell’ente regionale per i consiglieri, come richiesto più volte da Luigi Morgillo (Pdl).

Rinviata, invece, a data da destinarsi l’elezione del «Garante ligure per l’infanzia e l’adolescenza», dopo le polemiche sulla nomina della professoressa Isabella Susy De Martini, neuropsichiatra. Come diceva Churchill: «Un problema rimandato è un problema mezzo risolto». O no?

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