Antonio Lodetti
da Milano
«Vorrei che le persone smettessero di essere figurine e tornassero esseri umani che si parlano, si toccano, si tengono la mano». Rettore (Donatella è un optional) dopo lesperienza televisiva de La fattoria, torna al rock con il nuovo album intitolato appunto Figurine. Dal 94 non pubblica un intero cd, dedicandosi ad estemporanei singoli. Ora escono sette ballate nuove di zecca, dallo scatenato Konkiglia al riflessivo Presto che è tardi alla rilettura della vibrante Quanto tamo di Johnny Halliday più i suoi classici - da Kobra a Splendido splendente - remixati e riarrangiati. «Sono figlia degli anni Ottanta, definiti gli anni del trash musicale, che oggi finalmente sono stati rivalutati, tanto che ultimamente ho vissuto grazie alle royalty dei miei dischi dellepoca». Però guai a darle della nostalgica. «Vivo la realtà è le mie canzoni sono moderne; in un brano canto ricordi belli e brutti io li brucerei, chi vive di ricordi è finito. Piuttosto è vero che negli anni Ottanta cera un altro spirito; basta vedere lentusiasmo del Live Aid di ventanni fa». La sua parola dordine è ancora e sempre trasgressione. «È uno stile di vita, ci vuole classe. Oggi sono trasgressiva nei confronti di chi crede di esserlo ed invece è soltanto volgare». Allora comè cambiata Rettore? Non certo fisicamente, sempre ultrapiatta e ultrabionda, e neppure nello spirito battagliero. «A 20 anni il successo mi ha colto impreparata ed ero in perenne fuga dalla popolarità. Oggi sono matura, ho scritto canzoni in cui credo e lavorerò sodo per lanciarle perché ho un nuovo pubblico di giovanissimi». Già, e giovani come Andy dei Blu Vertigo e i Dr.Livingston le hanno reinciso i suoi successi nellalbum Clonazioni. «Quel cd mi ha dato grande fiducia, mi sono sentita importante».
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