Ribaltone alla Bipiemme: lascia il direttore generale

La svolta è maturata a cavallo di Pasqua. Ma solo ieri il presidente della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini, l’ha comunicata ai consiglieri di amministrazione e al comitato di presidenza dell’associazione Amici, che riunisce i dipendenti soci: Fiorenzo Dalu, direttore generale dell’istituto, se ne va. È stato lo stesso Ponzellini a chiedergli di farsi da parte nel corso di un colloquio (anch’esso svoltosi nella mattinata di ieri) che ha sorpreso perfino l’interessato, che non attendeva, evidentemente, una soluzione traumatica e improvvisa. Il cambio della guardia sarà compiuto entro il prossimo consiglio d’amministrazione, in calendario martedì 3 maggio. Mentre per il momento Dalu ha fatto sapere che intende esser presente all’appuntamento di sabato, l’attesa assemblea dei soci, sia pure nell’inedito ruolo di capo azienda dimissionato. A succedere al direttore generale, 60 anni di cui 38 in Popolare di Milano (l’anno prossimo sarebbe andato in pensione), sarà il numero due operativo, il condirettore generale e responsabile finanziario Enzo Chiesa, 46 anni.
L’ennesimo scossone ai vertici della Bpm è frutto dei contrasti emersi negli ultimi mesi tra le componenti di vertice dell’istituto. Lo schieramento sindacale maggioritario (che comprende Fabi, Fisac e Uilca) aveva da tempo chiesto un avvicendamento alla direzione generale e la nomina di un dirigente più vicino (nella complicata geografia della Popolare di Milano Chiesa viene considerato di origine Uilca). In un primo tempo Ponzellini era sembrato difendere Dalu.
Poi la situazione è cambiata: i contrasti si sono fatti più acuti e il presidente ha evidentemente ritenuto di non poter affrontare le tensioni con i sindacati senza offrire una vittima sacrificale. La mossa di ieri potrebbe infatti avere l’effetto di attenuare le tensioni con l’associazione dei dipendenti soci che ha visto esaudita una delle proprie richieste. L’assemblea di sabato sembra comunque destinata a essere movimentata. Sul tavolo, oltre all’approvazione del bilancio, anche l’ampliamento delle possibilità di delega di voto da due a tre. I sindacati sono d’accordo e la modifica allo statuto dovrebbe passare senza problemi. Tutt’altra aria c’è invece sull’ampliamento a cinque deleghe chiesto da Banca d’Italia. La questione sarà al centro dell’assemblea straordinaria prevista per il 25 giugno, ma se ne parlerà già da sabato, visto anche che i dipendenti hanno già messo per iscritto la loro contrarietà.
Sullo sfondo resta la questione più delicata: la dura relazione degli ispettori di Banca d’Italia che ha chiesto un aumento di capitale da 1,2 miliardi (anch’esso al centro dell’assise del 25 giugno). I soci dipendenti erano contrari al ricorso al mercato per un valore di 600 milioni, che infatti fu bocciato dal cda.

Poi hanno dovuto ingoiare la richiesta di via Nazionale e la successiva delibera del consiglio. I dubbi sull’operazione restano però molti. Nelle prossime settimane Ponzellini dovrà ricorrere a tutte le sue armi diplomatiche.

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