La ricchezza che si nasconde è solo ipocrita

La ricchezza che si nasconde è solo ipocrita

I segnali di una società opulenta sono smodati e volgari, appariscenti. Fanno intendere le distanze esattamente come ha detto il colonnello Gheddafi, con una formidabile freddura alla Achille Campanile: «Democrazia è il popolo che sta sui sedili del potere come in un teatro, tutti seduti, tutti potenti. Se tutti stanno fuori e se soltanto dieci, eletti, stanno seduti allora è una diecicrazia». Così è la ricchezza: pochi stanno seduti, comodi, serviti, soddisfatti, gli altri stanno in piedi a guardare.

I segnali che ci vengono oggi con la esibizione di Cristiano Ronaldo che, in piena, dichiarata crisi, viene venduto per 93 milioni di euro e ventimila euro spende in bibite e brindisi indicano la differenza. La ricchezza che si nasconde è una ricchezza ipocrita, mascherata di semplicità, sobrietà ed eleganza. La ricchezza pericolosa che finge che esista l’uguaglianza e impone comportamenti controllati, prudenti, contenuti. La rinuncia all’esibizione manifesta un richiamo alle virtù della prudenza e della temperanza, per non mortificare chi ha poco e non può fare niente. Ma il popolo vuole almeno lo spettacolo e non gli piacciono i ricchi che si fingono poveri. Il dovere di un ricco è di spendere. Se non lo fa lui! E se non lo fa lui, seduto, per tutti quelli che, in piedi, a guardare, non lo possono fare!

Per questo il richiamo alla misura è insensato. In tempo di crisi si accentua il divario fra i pochi che hanno tanto e i tanti che hanno poco. E la consolazione non è che tutti siano poveri, o che i ricchi distribuiscano quello che hanno a quelli che non hanno niente, ma che i ricchi facciano il loro mestiere, diano lavoro a quelli che hanno caffè, ristoranti, a quelli che vendono automobili, barche, vestiti, e altri divertimenti. Per averne la misura, in un’economia che prevede imprenditori e operai, basta andare a un salone nautico, dove ci appare una realtà sorprendente e incredibile: migliaia di barche esposte, inutilmente lussuose e sfarzose, mai meno costose di qualche milione di euro, per ricchi che si manifestano un mese all’anno fra la Costa Smeralda, Ponza, Saint Tropez. Queste barche qualcuno le dovrà comprare, e le comprerà per la sola ragione di farle vedere. E di invitare amici per qualche weekend, di leggere sui giornali gli ospiti famosi che vi passeranno qualche ora.

Immaginiamo che questo variopinto mondo si obbligasse alla morigeratezza, al riserbo, come sarà costretto a fare la prossima estate il nostro scottato premier. Niente più feste a Villa Certosa, niente vulcani in finta eruzione, niente escursioni di giovani ragazze ambiziose e sgambettanti. Insomma una Certosa funeraria, morigerata. Apicella a casa sua o condannato a viaggiare su voli di linea per raggiungere balere popolari; tutto il movimento dei fotografi appostati, non più in Sardegna ma a Casoria, per spiare i movimenti dell’ultima diva aspirante ricca, impenitente ad esibirsi, in abbigliamenti appariscenti, Noemi. I cavalli? Chiusa la villa, cenette ristrette come i ricchi sobri che non si fanno vedere e grande riservatezza.

E il popolo? Di cosa parla? Che cosa legge? Costretto a ripiegare su Tolstoj, Dostoevskij, Proust. Repubblica chiude, Chi chiude, Novella 2000 persegue il suo obiettivo di sostituire la Gazzetta ufficiale. L’Italia del divertimento diventa una diffusa e noiosa Capalbio con ricchi di sinistra, sobri e castigati, che camminano sulla spiaggia a piedi, che non si baciano, che non salgono su barche, che non escono la sera a ballare. Chiuso il Billionaire, disertato anche da una Santanchè pentita e dimessa. Se il ricco tradisce il suo destino, se non dà l’esempio di ciò che può fare chi lo può fare, cosa farà chi non poteva fare altro che guardare? E criticare, esecrare?

E quel fiorire di bodyguard, in attesa di essere assoldate da un nuovo ricco esibizionista e convinto di correre rischi, sempre in quella Sardegna in cui ormai si sono ritirati anche i briganti, i pentiti rapitori, privandoci anche dello spettacolo di un improvviso colpo di scena nel paradiso dei ricchi.

Insomma se il pentimento e la penitenza dovessero prevalere nella società e se, come è accaduto a molti criminali, anche i ricchi si pentissero di essere ricchi, la società diventerebbe un convento di clausura, come la Milano voluta dalla Moratti o una estensione di San Patrignano. È bene che il dolore e la sofferenza non facciano spettacolo, ma il lusso e il divertimento hanno il dovere di farlo.

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