Alla riscoperta di Giuseppe Mazzini e dei suoi valori

Figura complessa quella di Giuseppe Mazzini (1805 - 1872). Per rendersene conto, niente di meglio della sintesi che diede della sua figura uno dei suoi grandi nemici, Klemens von Metternich

Alla riscoperta di Giuseppe Mazzini e dei suoi valori
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Figura complessa quella di Giuseppe Mazzini (1805 - 1872). Per rendersene conto, niente di meglio della sintesi che diede della sua figura uno dei suoi grandi nemici, Klemens von Metternich: «Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini». Mazzini è stato l'outsider repubblicano dell'unità, monarchica e sabauda, d'Italia. Un tassello fondamentale del Risorgimento ma un tassello spigoloso, che rifiutò di essere facilmente inserito nel quadro, ma che si sforzò di favorire l'interesse collettivo della Nazione piuttosto che le sterili prese di posizione di principio. Ecco perché sono importanti giornate di studio come quella di ieri - «Mazzini nella storia d'Italia» - promossa a Roma dal Mibac in collaborazione con l'Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

«Mazzini è uno degli esponenti fondamentali del nostro Risorgimento, un padre della Nazione. La sua vita è già di per sé un monumento perché è stata piena di esempi morali. Credo che la sua figura meriti di essere riscoperta soprattutto dalle giovani generazioni, perché Mazzini seppe prefigurare un'idea di Nazione, entità culturale e letteraria ma soprattutto religione civile, e un'idea di Europa che oggi ha grandissima attualità. Ha fatto bene il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a richiamare la nozione di Mazzini di patria del cuore, a proposito della famiglia e della Nazione». Così ha sintetizzato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, presenziando ai lavori. E ancora: «Va colta la modernità di questo personaggio, il suo spirito repubblicano che è certamente il suo lascito più importante». Ai lavori, moderati da Stefano Folli e introdotti da Alessandro Amorese, componente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura della Camera e Alessandro Campi, Commissario straordinario dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, sono intervenuti: Roberto Balzani, professore ordinario di Storia contemporanea all'Università di Bologna («La democrazia di Mazzini e la nostra»); Giovanni Belardelli, professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all'Università di Perugia («La nazione di Mazzini, oggi»); Francesco Carlesi, storico («Lavoro e questione sociale in Mazzini»); Maria Pia Critelli, responsabile del settore iconografico della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea («Sull'iconografia mazziniana: tra storia e memoria»); Liviana Gazzetta, esponente della Società italiana delle storiche («Mazzini e il femminismo mazziniano»). E ancora Michele Finelli, presidente dell'Associazione Mazziniana («Mazzini dopo Mazzini.

Gli usi politici di un padre della patria»); Giuseppe Monsagrati, professore ordinario di Storia del Risorgimento all'Università «La Sapienza» di Roma («L'Edizione nazionale delle opere di Mazzini: una lunga storia»). Il Maestro Stefano Ragni, dell'Università per Stranieri di Perugia, ha reso omaggio a Mazzini con la relazione-concerto «Mazzini e la musica, Mazzini in musica».

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