Risparmiamo 40 stipendi per avere più taxi per tutti

(...) di dimensioni simili che faccia altrettanto per i suoi manager di punta? La risposta è decisamente e seccamente no. L’autista è un lusso che non ha giustificazioni per un’impresa attenta al proprio conto economico. Altrettanto si dovrebbe sperare sia il comportamento di amministratori che vengono pagati con i nostri quattrini. Perché la Mapei o la Allianz o la Pirelli, ma anche il signor Rossi debbono contribuire con i loro redditi allo scialo della pubblica amministrazione? Laddove essi stessi non si possono permettere simile lusso.
2. Attenzione al moralismo. Il risanamento dei nostri conti non passa solo attraverso queste forme di controllo della spesa plateali. Il Comune di Milano è uno dei comuni, dal punto di vista delle sue finanze, più virtuosi d’Italia. Un lavoratore dipendente che ha la fortuna di risiedere a Milano non ha in busta paga le trattenute locali del suo omologo romano. Il merito è anche di una pubblica amministrazione più efficiente che altrove. Il fatto che Letizia Moratti sia stata affrontata giudiziariamente per le sue «consulenze d’oro» la dice lunga sull’onda di moralismo censorio dei nostri tempi. Un manager ben pagato ed efficiente non rappresenta uno spreco. Un numero così alto di macchine blu sì. Non bisogna mettere tutti gli ingredienti nella stessa zuppa.
3. Si dice che i costi di rinunziare alle auto di servizio siano superiori allo stare fermi. È un ragionamento perverso: sprecare di meno all’inizio porta a maggiori sprechi e dunque si continui a sprecare.

Una proposta provocatoria: prendiamo i 40 autisti, diamo loro come liquidazione 40 auto, e nel contempo una bella licenza di taxi o di noleggio con conducente. Risparmieremo 40 stipendi, e avremo 40 mezzi più o meno pubblici in più.

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