Roma cura così: in coma legata alla barella

Roma cura così: in coma legata alla barella

RomaDonna in coma legata con le lenzuola alla barella e parcheggiata da quattro giorni nel pronto soccorso del Policlinico Umberto I in attesa di ricovero. È l’ultima immagine del morbo che affligge la sanità laziale, agonizzante da anni. Una malattia su cui cerca di far luce l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma, che qualche giorno fa ha acquisito i filmati di pazienti del San Camillo assistiti a terra, in brande di fortuna. Ma mentre pm e carabinieri del Nas sono al lavoro per accertare eventuali responsabilità nel disastro dei Dea, emergono nuovi spaccati del cronico sovraffollamento dei pronto soccorso.
Ieri i senatori Domenico Gramazio (Pdl) e Ignazio Marino (Pd) in un blitz al Policlinico hanno scoperto una donna di 53 anni senza nutrizione da quattro giorni. «Era in coma dopo un trauma cranico ed era assicurata mani e piedi alla barella con delle lenzuola - raccontano i senatori. Aveva solo la flebo con l’acqua fisiologica. I sanitari ci hanno spiegato che erano in attesa, da un minuto all’altro, di poterla trasferire in un altro reparto per darle assistenza». Ma nel frattempo la poveretta è rimasta quattro giorni nella cosiddetta «piazzetta», un’area-parcheggio del Dea, dove a volte sostano per giorni anche trentacinque persone insieme, in attesa di un letto. «È una cosa che capita spesso, del resto il problema della mancanza di posti non è una novità - ammette Claudio Modini, direttore del Dea dell’Umberto I - ma questa donna, in coma da tre giorni, è stata assistita 24 ore su 24 al meglio, con terapia idrica». Diversa la versione fornita dai vertici del nosocomio secondo i quali la cinquantanovenne, seguita già ambulatoriamente dalla Neurologia, era finita al pronto soccorso per un aggravamento della salute. «Per un ematoma subdurale di 9 millimetri, che non è stato giudicato di competenza neurochirurgica - spiegano dalla direzione generale -. Così è stata sottoposta a terapia infusionale e per evitare azioni autolesive e pericolo di cadute è stata assicurata alle sbarre della barella. Ma i familiari erano informati sin dall’inizio della grave situazione e del trattamento assistenziale a cui veniva sottoposta».
Quando però ieri pomeriggio il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha inviato al Policlinico una squadra di ispettori per chiarire questa vicenda, magicamente è spuntato anche un letto e la malata è stata trasferita subito in Neurologia. Ma tra gli operatori sanitari c’è perfino chi si stupisce di tanto clamore. «Cosa dovevamo fare con una malata di Alzheimer che aveva anche un’emorragia celebrale? - dice uno di loro. - È prassi contenere il paziente per evitare che possa auto lesionarsi o cadere dalla barella». Una risposta che non piace al ministro della Salute. «Fermo restando le valutazioni di competenza della magistratura - replica Balduzzi - non c’è nulla che possa giustificare una tale indegnità: nè il sovraffollamento del pronto soccorso, nè le restrizioni di budget connesse alla necessità di rientro delle Regioni, nè altre emergenze».
Il caso è finito anche al vaglio della Procura, inserito nel fascicolo dei pm Elisabetta Ceniccola e Rosalia Affinito sulle disfunzioni sanitarie romane. Già stamattina gli inquirenti esamineranno la vicenda. Il Codacons, intanto, esorta i familiari della donna a chiedere i danni mentre Gramazio tuona contro una «sanità gestita da ragionieri». Per Marino, invece, è ora di smetterla con «la storia della piazzetta, che dura da 20 anni...».

Il senatore Stefano Pedica (Idv), infine, chiede l’intervento dell’Ue: «Farò presenti i casi di persone rianimate a terra o malati in coma abbandonati e malnutriti e mi appellerò alla comunità europea nel rispetto e nei diritti dei malati».

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