A Roma è di nuovo allarme rosso sui rifiuti. Se da un lato la rivoluzione del porta a porta stenta a prendere piede, dall’altro i quartieri che ospitano i tradizionali cassonetti si stanno trasformando in discariche en plein air. I ritardi nella raccolta dell'immondizia, infatti, spingono sempre più cittadini a recarsi in pellegrinaggio nelle zone in cui ci sono ancora i secchioni su strada. E così le buste invadono vie e marciapiedi. Secondo i dati diffusi dal Messaggero, nelle zone dove è entrata in vigore la nuova differenziata, il 70 per cento degli scarti viene gettato altrove.
Tra le mecche del pattume c’è la Magliana, dove l’altra mattina un’auto parcheggiata accanto ad una fila di cassonetti è rimasta letteralmente sepolta dai sacchetti della spazzatura. È emergenza anche nel X municipio, e pure a Torre Angela, alla periferia est della Capitale, dove alcuni genitori hanno chiesto la chiusura di una delle scuole del quartiere, dopo che i topi, attirati dai cumuli di rifiuti, hanno invaso il plesso scolastico. E in alcuni municipi, come quello più centrale di San Lorenzo, i residenti sono passati dalle parole ai fatti bersagliando alcuni netturbini con un lancio di uova (guarda il video).
A distanza di qualche giorno, per le vie dello storico quartiere romano, sono in molti a stigmatizzare l’episodio. Però, puntualizza più d’uno, “siamo arrivati all’esasperazione”. “Più che altro, per una volta che sono passati a ritirare la spazzatura li hanno fatti pure scappare”, commenta ridendo un ragazzo che abita sul viale dello Scalo di San Lorenzo. “Noi abitiamo al primo piano e spesso i sacchi dell’immondizia sfiorano le nostre finestre – racconta – ormai ci vergogniamo anche ad invitare ospiti a casa a causa del cattivo odore”. Gli androni dei palazzi del quartiere universitario sono zeppi di rifiuti. All’interno si moltiplicano i cartelli scritti a mano che mettono in guardia dal rischio di imbattersi in topi e bagarozzi. Qui la stragrande maggioranza dei cittadini è scontenta della gestione della raccolta porta a porta, tanto che in molti invocano il ritorno dei vecchi secchioni. “Capita che non vengano a ritirare anche per cinque o sei giorni di fila – denuncia una residente – così nei palazzi arrivano il cattivo odore, le formiche, i topi”. “E anche a livello di decoro la situazione è insostenibile”, ci dice indicando i cumuli di pattume ammassati in strada assieme a materassi e frigoriferi.
“Chi non ce la fa più a tenersi la sporcizia dentro il palazzo la prende e la butta in strada”, spiega un’altra ragazza, che giustifica la “rivolta delle uova marce”. “Segnaliamo continuamente le condizioni in cui versano le nostre strade e spesso ci rispondono di contattare la centrale”, incalza. E mentre nei quartieri più colpiti dai disservizi i cittadini evocano il rischio di un’emergenza sanitaria, la questione rifiuti nella Capitale è finita pure sul tavolo del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha promette un intervento per ripristinare la normalità. Non sarà un’impresa semplice visto che gli impianti di smaltimento dei rifiuti, i Tmb di Rocca Cencia e di via Salaria, restano ingolfati. E, come se non bastasse, i sindacati Cgil, Fit Cisl e Fiadel hanno indetto lo stato di agitazione dopo la mancata approvazione del bilancio di Ama durante l’assemblea dei soci di giovedì, andata deserta.
“Il rischio – scrivono i sindacati in una nota – riguarda gli stipendi e la credibilità della stessa azienda, che ha linee di credito disponibili ma inutilizzabili senza bilancio approvato, preclude gli investimenti necessari e le assunzioni indispensabili per gestire i progetti sperimentali sul porta a porta, voluti da una giunta che non dà però gli strumenti e la stabilità necessari per pianificare e strutturare un servizio efficiente”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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