A distanza di 8 mesi è successo ancora. Un genitore che non ha pagato la retta della mensa scolastica per il proprio figlio è stato messo alla berlina sul sito internet del Comune di Roma. E non solo. In bella mostra sull’albo pretorio, e successivamente in rete, è finito anche il nome del bimbo, vittima innocente di un caso più grande di lui.
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il comune ha pubblicato un atto di ingiunzione al pagamento senza, però, oscurare il nome dello scolaro, un piccolo di nazionalità italiana.
La mamma doveva saldare in tutto 811 euro per il servizio mensa dello scorso anno scolastico 2017-2018. Essendo la donna irreperibile perchè la residenza annotata all'anagrafe è un indirizzo fittizio, l'ingiunzione fatta dal Municipio XI è stata pubblicata sull'Albo pretorio.
Oltre al danno anche la beffa. L'atto, infatti, contiene precisi riferimenti che permettono l'identificazione del piccolo, come il codice fiscale del genitore e il nome della scuola che frequenta. Sulla vicenda, l'Autorità garante della privacy aprirà un'istruttoria d'ufficio.
Dall’Authority fanno sapere che la pubblicazione del nome e cognome del minore viola le leggi sulla privacy, che per i minorenni sono particolarmente rigide e a maggior ragione quando i diretti interessati fanno parte di nuclei familiari in situazione di particolare disagio. Gli uffici preposti avrebbero dovuto in ogni caso coprire i suoi dati personali su tutti gli atti pubblici che riguardano le persone coinvolte.
Sulla vicenda di Roma si è già attivato anche il Garante dell'infanzia della Regione Lazio, l' avvocato Jacopo Marzetti. “È un episodio grave. Mai, in nessun caso, il nome di un minorenne può essere pubblicato, perché sono soggetti che godono di tutele speciali, e questo vale ancora di più se si tratta di situazioni di disagio”.
Il legale ha già provveduto ad informare il difensore civico e ha scritto al comune di Roma chiedendo di eliminare immediatamente il nome del bambino dall’atto.
La questione, però, non riguarda solo la diffusione dei dati dei minorenni ma anche quelli dei genitori. Ieri sul sito del Campidoglio, senza le generalità dei figli, sono stati pubblicati i solleciti per una decina di persone, tutti genitori di scolari che frequentano materne ed elementari e che devono alle casse capitoline cifre che vanno dai 300 agli 800 euro circa.
Mamme o papà, magari in difficoltà economiche, che hanno trovato la spiacevole sorpresa di vedere pubblicato sul sito del Comune il proprio nome accanto alla parola moroso e altri dati strettamente personali.
Informazioni che, secondo il garante per la privacy, non andrebbero mai diffusi.Il Garante ha annunciato che chiederà spiegazioni a Campidoglio e Municipio XI e solleciterà le autorità affinché siano prese le misure necessarie a impedire che simili episodi si ripetano in futuro.
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