Emanuele Renzi era "assolutamente sano" e "non aveva alcun tipo di patologia pregressa". A dirlo è l’autopsia eseguita sul corpo del 34enne di Cave, stroncato dal Covid-19. La morte del giovane, impiegato di un call center in zona Settecamini, apre ad uno scenario inquietante: il virus può uccidere anche chi sta bene ed è nel pieno delle sue forze. Il decorso della malattia, infatti, è imprevedibile. Si può peggiorare anche nel giro di poche ore, come spiegano dall’ospedale Sacco di Milano.
Lo conferma Massimo Andreoni, il virologo che ha assistito il ragazzo di Cave, finora la più giovane vittima del coronavirus nel Lazio. Il medico, intervistato da Repubblica, racconta che quando Emanuele è arrivato in ospedale era già in gravi condizioni ed è stato portato subito nel reparto di rianimazione. Prima del ricovero nell’ospedale di Tor Vergata il giovane, papà di una bambina di sette anni, aveva trascorso una settimana in isolamento domiciliare. L’otto marzo era tornata da un addio al celibato in Spagna, e qualche giorno dopo, l’11 ha iniziato ad avvertire i primi sintomi dell’infezione. Emanuele è rimasto a casa per sei giorni con la febbre prima di essere trasferito nel nosocomio romano con difficoltà respiratorie.
Sono diversi i fattori che influiscono sui tempi del ricovero, spiega a Repubblica il professor Andreoni, ma in generale "non è mai corretto arrivare in ospedale in una condizione terminale o avanzata". Tanto più nel caso di una malattia "complicata" come questa, in cui le condizioni del paziente possono "precipitare velocemente". La regola quindi è fare attenzione soprattutto al "ritmo della respirazione". L’affanno è il primo campanello d’allarme da non sottovalutare.
Sconvolti i genitori del ragazzo. La morte del loro Emanuele è stata un fulmine a ciel sereno. Sano, sportivo. Fumatore, d’accordo, ma con i polmoni perfettamente funzionanti. Il padre Guglielmo, sentito dallo stesso quotidiano, parla ai ragazzi come suo figlio. "Nessuno è invincibile", li avverte. Sul fatto che il virus possa "colpire in modo fatale anche i giovani" è d’accordo anche Andreoni. La casistica sviluppata finora suggerisce che "ogni storia è a parte" e che sul decorso della malattia possono incidere diversi fattori.
Cure efficaci, per ora, non ce ne sono. E intanto c’è un altro trentenne che ha perso la vita dopo essere risultato positivo al virus. Si tratta di un ragazzo rom montenegrino.
Classe 1987, un anno in meno di Emanuele, è deceduto allo Spallanzani di Roma mercoledì. Anche per lui è stato disposto l'esame autoptico che servirà a stabilire le cause effettive della morte e a chiarire se a provocarla sia stato il effettivamente il Covid-19.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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