Strozzavano i ristoratori in crisi per il Covid

Arrestati alcuni usurai che facevano prestiti a usura ai ristoratori in crisi per il Covid. Nei guai è finita anche la cancelliera di un tribunale che aiutava ex marito e figlio

Strozzavano i ristoratori in crisi per il Covid

Nei guai alcuni usurai accusati di fare i soldi sulla pelle dei ristoratori in crisi per il Covid. Tra loro ci sarebbe anche la cancelliera di un pubblico ministero. La donna viene definita irreprensibile sul posto di lavoro, ma ben diversa nella vita privata: sembra infatti che aiutasse l’ex marito, il 67enne Giovanni Garofalo, e il figlio Valerio, di anni 38, a riscuotere le rate dei prestiti illegali concessi agli imprenditori in difficoltà.

Il ruolo della cancelliera

Come riportato dal Corriere della sera, il giro d’affari sarebbe stato messo in piedi tra la primavera del 2020 e quella dell’anno seguente, in pieno periodo Covid. Le vittime erano ristoratori e piccoli commercianti in crisi economica a causa della pandemia. A questi esercenti veniva detto di non sottoporsi al tampone per non rischiare di dover chiudere e non avere quindi i soldi per pagare gli usurai. Secondo quanto appurato dagli agenti della Squadra Mobile, la 61enne Gioia Boldrini aveva anche obbligato i titolari di un negozio di parrucchiere situato alla Garbatella a darle l'hard disk con all’interno le immagini della videosorveglianza dell’esercizio, così da poterlo controllare sul proprio computer quando era in ufficio, a piazzale Clodio. In questo modo poteva confrontare le visite effettive dei clienti con gli incassi giornalieri e dare il numero esatto al proprio figlio. Secondo gli investigatori della VI sezione, coordinati dalla Procura, la 61enne era insospettabile. Grazie all’operazione denominata "Affari di famiglia", sono scattate otto misure cautelari per usura, estorsione ed esercizio abusivo del credito.

Dietro le sbarre sono finiti Valerio Garofalo e il suo aiutante Maurizio Cortellini, conosciuto come "l'ingegnere". I due risultano residenti alle Canarie, a Tenerife, dove ricevevano i profitti degli interessi praticati alle vittime, tutte nelle zone fra la Garbatella, viale Marconi e San Paolo. Il padre del capo della banda e l'ex moglie sono invece finiti agli arresti domiciliari con tanto di braccialetto elettronico e quattro obblighi di firma. Nei guai è finito anche un vigile del fuoco e titolare di una officina meccanica che prima era stato vittima degli strozzini e poi ne era diventato complice.

La minaccia a chi non pagava

Parlando della cancelliera, una delle vittime ha raccontato:“Mi è stata presentata come una persona importante che lavora al servizio di un magistrato al Tribunale”. Il giudice per le indagini preliminari, Annalisa Marzano, nell’ordinanza ha descritto la 61enne come “straordinariamente camaleontica nel dedicarsi contemporaneamente agli illeciti affari del sodalizio”. Secondo quanto emerso dalle indagini, le vittime degli strozzini, per il momento sono circa una dozzina quelle appurate, partivano da piccoli prestiti e poi si tovavano interessi mensili da pagare che andavano dal 25 al 40%. Nella trappola sono cascati parrucchieri, ristoratori, baristi e altri esercenti. “Mi mandi una piotta altrimenti invece di farti del bene poi ti faccio del male!”, questa la minaccia diretta a chi non riusciva a pagare le rate. Garofalo si è anche fatto firmare una procura a vendere una barca di 10 metri come garanzia di un prestito.

Prestito di 5mila euro, restituiti 100mila

Sempre di usura si parla anche riguardo l’agguato nei confronti dell’imprenditore Basilio Bucciarelli, avvenuto lo scorso 15 giugno a Pomezia. Nel 2020 l’uomo aveva sporto denuncia ed erano partite le indagini. Neanche un mese dopo l’agguato, durante il quale erano stati sparati dei colpi di pistola contro il 61enne e lui aveva risposto al fuoco, i carabinieri hanno arrestato per usura ed estorsione il 72enne Raffaele Tranchino, che sarebbe legato al clan napoletano dei Di Lauro e coinvolto nella faida di Scampia. Al momento si trova ai domiciliari su ordine del gip di Velletri. L’indagato avrebbe prestato 250mila euro a Bucciarelli chiedendo poi rate mensili da 25mila, fino ad arrivare a incassare 400mila euro di soli interessi. Gli aveva anche tolto una villa in Sardegna del valore di circa mezzo milione di euro. La dimora è stata sequestrata.

Le indagini proseguono per appurare se vi siano altre vittime degli strozzini, oltre a quelle già scoperte. Un commerciante in alimentari aveva chiesto un prestito di 5mila euro e alla fine aveva pagato agli usurai più di 100mila euro. Poi ha deciso di denunciare.

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