Rossi: «Fu un delitto del Pci non staccarsi dall'Urss»

Muore Diaz, il sindaco di Livorno che passò dai comunisti al Psi dopo l'invasione dell'Ungheria. E il governatore toscano, in politica dal 1985, su facebook riconosce: «Aveva ragione lui». Gli «amici» lo rimproverano per ritardi e ambiguità, e lui si difende: «Ebbe torto Cossutta, per la mia generazione a Mosca una feroce dittatura»

Timidezze, ambiguità e ritardi. La storia si ripete. I post-comunisti faticano a riconoscere colpe e meriti della loro storia, e quando lo fanno non convincono. È successo anche ieri, al governatore toscano Enrico Rossi, che ha suscitato, sul suo profilo facebook, una discussione sul Pci e i suoi tragici errori.
Stavolta tutto parte dalla figura di Furio Diaz. Intellettuale, storico, sindaco nella Livorno del Dopoguerra, Diaz è morto il 9 dicembre all'età di 95 anni. Combattente durante la Resistenza, Diaz uscì dal Pci passando al Psi nel 1956, dopo l'invasione dell'Ungheria da parte dell'Armata Rossa.
«Aveva ragione lui», ha laconicamente commentato Rossi nel suo sito internet, aprendo una discussione senza sconti (da parte degli altri): «Con lui (avevano ragione, ndr) i tanti socialisti del tempo» ha scritto un «amico» di Rossi. «Perché dare sempre ragione in ritardo» ha chiesto un altro. «È sempre stato cosi - ha reagito un altro cittadino - prima vi considerate dei maestri che insegnano a tutti, poi dopo qualche anno siete costretti ad ammettere i vostri sbagli. E una storia che continua». «Oggi per avere ragione da cosa bisogna uscire?» ha chiesto un altro.
Rossi è dovuto intervenire di nuovo per ammettere, spiegare. Facendo un passo avanti e uno indietro. «Ho detto che aveva ragione lui. Il mio non è un pentimento - ha precisato - né una tardiva ammissione di colpa. Appartengo infatti a quella generazione di comunisti italiani che ha sempre visto nell'Urss un danno piuttosto che una risorsa». «Avevo 10 anni nel 1968 quando la Cecoslovacchia fu invasa dai carri armati di Breznev, e ricordo in quei giorni la rabbia di mio padre». «Appartengo - ha detto Rossi, che ha iniziato a far politica nel 1985 - a quella generazione che con Berlinguer ha sempre considerato la democrazia un valore universale, che si è sempre sentita più protetta dall'ombrello della Nato e che considerava l'Urss una feroce dittatura».
«Chi stando a sinistra ha avuto il merito di accorgersene in tempo - ha aggiunto Rossi - ha sempre avuto il mio apprezzamento». Insomma, aveva ragione Diaz, ma anche coloro che restarono nel Pci. Aveva dunque ragione Berlinguer, nella sua linea ambigua, e con lui quella «nidiata» di cuccioli comunisti che oggi si trovano al vertice del Pd. Ma se avevano ragione loro, a chi dare la colpa? «Ho detto più volte in assemblee pubbliche - scrive Rossi - che è il vero delitto compiuto dal Pci non è stato quello di chiamarsi comunista, ma di non aver preso in tempo le distanze in modo netto dall'Urss, per collegarsi al socialismo europeo».

«Insomma - aggiunge, risolvendo il dilemma - è Cossutta che deve chiedere scusa e coloro che, pavidi, dirigevano il partito sapendo, ma non ebbero il coraggio di andare fino in fondo. Ritardando così la riunificazione dei partiti della sinistra in Italia e in Europa».

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