Paola Fucilieri
«Mi sono accorto solo ora che la mia auto è sparita e volevo fare denuncia per furto. Lavevo parcheggiata davanti a casa e, allimprovviso, mi rendo conto che non cè più. È una Opel Vectra, ha pure lassicurazione scaduta... Lhanno ritrovata allangolo tra via Satta e via Vittani, poco lontano da dove vivo, a Quarto Oggiaro. Quando lho sentito sono corso lì...Stai a vedere che è la mia auto ho pensato. Ed era proprio così. Cè stato un incidente e unomissione di soccorso, ma vi giuro che io non centro nulla, davvero».
I «ghisa» del nucleo radiomobile di via Pietro Custodi, al Ticinese, si guardano in faccia. Un postupiti, dubbiosi, forse anche seccati. È mercoledì sera. E in quella precisa situazione i casi potevano essere appena un paio: o quel tipo lì, davanti a loro, quelluomo un po timoroso e preoccupato, li stava prendendo in giro per guadagnare un po di tempo in attesa di architettare una scusa migliore (e magari «preparare» larrivo del suo avvocato, evitando larresto per omissione di soccorso), o diceva la pura, semplice verità. E allora la faccenda sarebbe diventata ancora più seria di quanto non fosse già.
Sì. Perché la polizia municipale era già intervenuta a Quarto Oggiaro, allangolo tra via Satta e via Vittani, alle 20.40, per unomissione di soccorso. Il guidatore al volante di una Opel Vectra era fuggito, abbandonando la vettura sul posto, dopo aver investito un ragazzo diciassettenne che viaggiava su uno scooterone al quale lauto non aveva dato la precedenza nella svolta a sinistra: la Opel aveva girato per via Vittani tirando sotto in pieno Domenico Mirrione, alla guida del «Gilera runner 180» appena prestatogli da un amico del quartiere. Il ragazzo era finito al San Raffaele in «codice giallo»: per il 118, il pronto intervento delle ambulanze, così come per tutti i pronti soccorsi in genere nonchè per i vigili urbani, questo è il gergo usato quando le condizioni del paziente soccorso non sono affatto gravi, almeno nel momento del primo soccorso. E soprattutto, come in questo caso, che il giovane investito non aveva perso conoscenza.
Purtroppo, però, limprudenza più grande commessa da Domenico mercoledì sera non è stata quella di guidare una moto senza avere la patente e letà richieste dalla legge, bensì quella di non indossare il casco. Una leggerezza che è costata a questo ragazzino (avrebbe compiuto 18 anni il 5 maggio) la cosa più preziosa che aveva, la vita. È morto infatti quattro ore più tardi in ospedale dopo essere entrato in coma a causa di unemorragia cerebrale fortissima provocatagli dallo scontro con lauto pirata e dalla successiva caduta. Trascinando i suoi famigliari nella disperazione più totale.
E linvestitore? Se non era quel tipo lì davanti - un operaio che i vigili scopriranno poi chiamarsi Massimo D., 45 anni, incensurato - chi era il pirata della strada?
Massimo D. racconta una storia «classica», da intimidazioni di bulli da quartiere. Lui, la sua Opel, ormai era quasi «costretto» a prestarla a un certo Alessandro V., un ventenne che gli faceva paura, arrivando persino a minacciarlo. E che non aveva nemmeno la patente. Ma che la macchina del suo «amico» Massimo pretendeva di trovarla lì, nel parcheggio davanti a casa sua. Con le chiavi nel cruscotto per gestirsela come voleva. Al punto che Massimo D. sostiene di non considerarla più nemmeno sua. E aveva lasciato scadere lassicurazione.
Sentitosi braccato come un animale Alessandro V. non ha retto alla tensione. E, per pochi minuti - a meno di 24 ore dopo lincidente, precisamente alle 20.15 di ieri sera - ha evitato larresto, presentandosi al commissariato di polizia di Quarto Oggiaro, uno stabile che si trova proprio in via Satta, insieme al passeggero che era con lui al momento dellinvestimento, un coetaneo più o meno della sua stessa risma.
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