Il ruolo dei Tea Party

Seguiremo in diretta le mosse dei Tea Party, cercando di fornire chiavi di lettura alternative a quelle della stampa internazionale

Il ruolo dei Tea Party
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Puntuale come l’aumento delle accise sulla benzina, ecco che arriva la stagione elettorale americana. Come ogni quattro anni, il mondo dei political junkies si avvicina al confronto democratico più mediatico del pianeta, un evento mostruosamente complicato, che impegna milioni di volontari e masse di denaro raccolto più o meno alla luce del sole. Le cantonate, chiaramente, sono all’ordine del giorno. In questa tornata, a rendere le cose più complicate ci si è messo anche un convitato di pietra imperscrutabile e misterioso come la Sfinge. Il Tea Party, cliente scomodissimo pronto a sedersi al banchetto della democrazia con la grazia di un elefante imbizzarrito, è stato oggetto di opere di disinformatzija degne dei čekisti (corpo di polizia sovietica creato da Lenin, ndr) dei tempi andati ma non ne vuole sapere di uscire dalle luci della ribalta.

La enorme e ramificata rete di questo movimento senza vertice, che raccoglie oltre 20 milioni di attivisti assomiglia agli “immortali” dell’esercito persiano. Non importa quanti attacchi siano lanciati dai media, quante minacce siano rivolte ai singoli attivisti, la prima linea è sempre piena e pronta a portare avanti una battaglia pluridecennale contro l’invadenza dello stato nella vita economica della Nazione. Molti si erano illusi che l’occupazione delle pubbliche piazze di indignados confusi e spesso violenti spingesse i Tea Parties a reagire, magari innescando scontri che avrebbero riempito di gioia il quartier generale del Partito Democratico. Niente del genere è successo.

Alcuni osservatori si sono affrettati a decretare la fine del movimento, a loro dire incapace di riconquistare le prime pagine dei giornali. In realtà il movimento si sta evolvendo ancora una volta e preparando alla battaglia. Per quanto possa sembrare difficile da comprendere per un europeo, molti teapartygiani americani pensano che la lotta più importante, quella più utile per raggiungere gli obiettivi preposti, non sia quella per le presidenziali, ma le varie gare che metteranno in palio la maggioranza nel Senato, fondamentale per qualsiasi azione veramente incisiva. Forse tra le fila del movimento si sta diffondendo una sorta di sottovalutazione nei confronti del “nemico pubblico numero uno”, l’inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue, ferito in maniera forse mortale dal fallimento evidente delle sue politiche di “stimolo” e dal gran numero di scandali (come il caso Solyndra) legati all’uso “politico” dei fondi. Eppure il signor Barack Hussein Obama è un animale da campagna elettorale, capace di trasfigurarsi di fronte ad una folla adorante, che non mancherà nonostante la crisi e lo scoramento in certi settori del campo democratico.

Sicuramente uno degli elementi che rendono questa tornata elettorale di straordinaria importanza è la difficoltà nel determinare a priori quale sarà il peso dei Tea Parties in questa consultazione e pesare una volta per tutte la capacità del movimento di spingere verso la riduzione della spesa pubblica la politica americana ad ogni livello. Per questo seguiremo in diretta le mosse del movimento, intervisteremo i responsabili dei Tea Parties e cercheremo di fornire chiavi di lettura alternative a quelle della stampa internazionale, che tuttora non riesce a trattare il movimento come un interlocutore di peso.

Cercheremo insieme di capire i moti browniani (moto disordinato delle particelle, ndr) che agitano il sottobosco del Gop e fornire opinioni certo non imparziali ma utili per mettere in prospettiva le notizie dei media “mainstream”. Benvenuti a bordo e reggetevi forte: se tanto mi dà tanto, questa sarà una campagna elettorale davvero formidabile.

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