Sì dei governi ai charter europei per espellere i clandestini

La notizia arrivata da Bruxelles, mentre tutti puntano gli occhi sulle poltrone che la «nuova» Unione Europea potrebbe creare, rischia di passare inosservata. Eppure, al Consiglio Europeo dei giorni scorsi su un tema cruciale per il futuro dell'Europa, quello dell'immigrazione clandestina, ci sono stati passi avanti, sulla falsariga di quanto Roma ha sempre chiesto, trovando, questa volta, un'importante sponda nell'Eliseo di Nicolas Sarkozy. Un accordo concreto fra l'Italia e la Francia, che si è tradotto in una lettera che la scorsa settimana il premier Silvio Berlusconi e il presidente Sarkozy hanno inviato alla presidenza di turno dell'Ue, invitando i 27 a prendere una posizione comune su un tema delicato come l'immigrazione e a dare loro «solidarietà concreta».
L'idea, che in realtà circola da anni sui tavoli dei politici europei ma che solo ora è stata esplicitamente approvata e passerà al vaglio della Commissione, è quella di una politica unitaria per i rimpatri dei clandestini, anche attraverso il noleggio, da parte dell'Europa, di voli charter per rimpatriare i migranti che non abbiano ottenuto asilo politico. L’operazione dovrebbe passare attraverso l'Agenzia per la sicurezza delle frontiere Frontex, cui toccherebbe il compito di realizzare una politica coordinata di espulsione finanziata dall'Ue, in modo che il peso di un problema di tutti non ricada solo sui paesi «di frontiera» come Italia, Francia, Spagna e Grecia.
Parigi e Londra, qualche settimana fa, hanno organizzato insieme un volo speciale per rimpatriare 27 clandestini afghani. E nei due Paesi la scelta di usare gli aerei non è nuova. Anche se nel recente passato è stata limitata da problemi non indifferenti. Quelli legati ai costi, prima di tutto, ma dalle esigenze di sicurezza. Degli immigrati illegali e dei passeggeri che viaggiavano con loro quando sono stati utilizzati normali voli di linea.
Dalla riunione dei capi di governo e di Stato dell'Ue è arrivato anche l'invito alla Commissione di «intensificare il dialogo con la Libia sulla gestione della migrazione e la risposta all'immigrazione clandestina, anche della cooperazione in mare, del controllo delle frontiere e della riammissione», come si legge nel documento finale del Consiglio Europeo sul tema dell'immigrazione. «Quelli che non hanno le carte in regola, dobbiamo riportarli nei loro Stati. Con dignità, naturalmente, ma pur sempre riportarli nei loro Stati», ha spiegato Sarkozy da Bruxelles, dove ha anche menzionato l'idea di istituire delle guardie di frontiere europee.
Sia le parole del presidente francese sia le richieste del Consiglio Europeo sono state accolte con soddisfazione dall'Italia. «Abbiamo ottenuto il recepimento delle proposte più importanti inoltrate dal premier Berlusconi e dal presidente Sarkozy», ha sottolineato Franco Frattini, parlando, fra le altre cose della proposta per la creazione di un'Agenzia europea per l'Asilo, arrivata da Roma e approvata da Bruxelles con l'impegno di renderla attiva entro dicembre. Il ministro degli Esteri ha poi aggiunto che «ora aspettiamo che le decisioni si traducano in attività concrete».
Un passaggio che non è scontato: nonostante i passi avanti dei giorni scorsi l'Europa rimane comunque divisa fra un fronte mediterraneo, in prima fila nell'affrontare i flussi migratori provenienti dall'Africa, e i Paesi nordici, meno sensibili al fenomeno e quindi più restii ad affrontarlo in maniera congiunta.

Soprattutto per quanto riguarda i fondi di cui sarà necessario dotare la Frontex per provvedere al noleggio dei charter per i rimpatri e per consentire all'Agenzia di dotarsi di «procedure operative comuni chiare, con regole d'ingaggio per le operazioni congiunte in mare, badando a tutelare le persone bisognose di protezione» e lavorando anche in accordo con i Paesi d'origine.

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