Sì di Euronext, nasce il colosso delle Borse

da Milano

Via libera alla nascita della Borsa più grande del mondo. I soci di Euronext, il listino pan-europeo che unisce i mercati di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona e quello dei derivati di Londra, hanno votato compatti a favore della fusione con il New York Stock Exchange. Le adesioni hanno superato il 98%, gli azionisti presenti rappresentavano il 64,9% del capitale. Oggi a esprimersi saranno i soci della Borsa Usa, ma il loro sì appare scontato. Entro i primi mesi del 2007, dunque, il nuovo colosso dei mercati finanziari getterà nella competizione internazionale tutto il peso dei suoi numeri: circa 3.500 società quotate, con un valore complessivo di oltre 18.500 miliardi di dollari.
Per arrivare alla prima fusione intercontinentale nel settore dei mercati finanziari (dal punto di vista tecnico si tratta di un’acquisizione della Borsa europea da parte di quella Usa) ci sono voluti mesi e mesi di trattative e di polemiche. Alla fine la mancanza di alternative e le garanzie offerte dal numero uno americano John Thain al suo omologo di Euronext, Jean-François Theodore, sembrano avere convinto tutti, comprese alcune banche francesi che sembravano ancora riluttanti. Si spiega così l’inatteso plebiscito registrato ieri nell’assemblea svoltasi ad Amsterdam. Decisivo, comunque, è apparso il recente riequilibrio nella governance della nuova società (ognuno dei due partner avrà lo stesso numero di consiglieri). Altrettanto importanti i meccanismi creati per impedire ogni tentativo di applicare le regole Usa, considerate eccessivamente burocratiche e penalizzanti: in casi estremi il matrimonio potrà addirittura sciogliersi.
Chi in Europa ha comunque sollevato il problema di una possibile colonizzazione americana tra qualche settimana potrebbe ricevere un altro duro colpo: l’11 gennaio scade l’offerta di acquisto promossa dal Nasdaq, il listino tecnologico americano, sui titoli della Borsa di Londra, il London Stock Exchange. Le prospettive di successo sembrano, a dire la verità, ancora dubbie. Ieri i vertici del Lse hanno respinto il prezzo proposto, considerato «totalmente inadeguato» (e subito il titolo del Nasdaq ha perso il 5%).
Quanto all’Italia la fusione pone ancora una volta il problema del futuro di Piazza Affari. Theodore ha ripetuto ad Amsterdam che per la Borsa italiana le «porte sono aperte».
E il problema più immediato, per la società milanese, sarà valutare le conseguenze che le nozze tra Euronext e Nyse hanno su Mts, il mercato dei titoli di Stato controllato più o meno pariteticamente da Euronext e italiani.

Ognuna delle due parti ha una clausola che consente l’acquisto della quota dell’altro in caso di «cambio di controllo». Domani è in programma un cda di Piazza Affari anche se non sembra che dalla riunione possano arrivare decisioni definitive.

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