Un sacerdote cristiano ucciso davanti alla sua chiesa a Bagdad

Gli assassini hanno colpito Youssef Adel, un prete assiro-ortodosso, con raffiche di mitra alle spalle

L'hanno fatto fuori davanti alla sua chiesa, in pieno centro, a Bagdad. È stato un agguato premeditato e studiato. Un avvertimento per tutti i cristiani iracheni ancora decisi a restare nel paese. Youssef Adel era un prete assiro ortodosso, un pastore di quegli antichi culti cristiani orientali sopravvissuti, in Irak, al tempo e all'islam. Era fuggito da poco dal quartiere sunnita di Dora, una delle zone più calde nel sud della capitale. Lì era stato minacciato, attaccato, costretto ad abbandonare la propria chiesa e i pochissimi fedeli disposti ad ascoltare le sue Messe. Era arrivato a Karradah da poco. Lì si sentiva al sicuro. Karradah era un tempo il quartiere simbolo dei cristiani iracheni a Bagdad. Oggi ce ne sono molti meno, ma bastavano a farlo sentire meno isolato, meno minacciato. Lì era convinto di potersi guadagnare rispetto e incolumità aiutando gli orfani e le vedove di tutte le comunità. Evidentemente si sbagliava. Youssef Adel, 40 anni passati da poco, pastore di quello sparuto gregge di cristiani staccatosi da Roma nel quinto secolo e rimasto fedele alle antiche celebrazioni aramaiche, era nel mirino. Quando, prima di mezzogiorno, esce per aprire la cancellata della chiesa di San Pietro i suoi assassini sono lì ad attenderlo, la macchina con il motore acceso parcheggiata a lato del marciapiede, i kalashnikov con il colpo in canna. È un'esecuzione veloce, sbrigativa, una raffica alla schiena seguita da una fuga indisturbata in auto. Quando i suoi collaboratori arrivano a prestargli soccorso, Adel è gia agonizzante. Muore ancor prima di arrivare all'ospedale.
Youssef Adel era il direttore di una scuola superiore mista, frequentata da ragazzi e ragazze cristiani e musulmani. Quella sua attività poco in linea con i precetti musulmani gli era già costata minacce e intimidazioni, ma lui non vi aveva voluto prestar attenzione. Di recente si era esposto ancor di più celebrando un incontro di preghiera aperto a tutti i cristiani.
La sua eliminazione arriva un mese dal rapimento e dall'uccisione del vescovo cattolico caldeo di Mosul Faraj Rahho ed è un altro segnale della guerra dichiarata ai cristiani iracheni. Ai tempi di Saddam Hussein erano circa 800mila, oggi dopo quattro anni di minacce, attacchi, rapimenti e feroci attentati sono rimasti meno della metà. E a ogni giorno che passa la loro sopravvivenza si fa più difficile. I primi a dichiarar loro guerra sono stati i militanti di Al Qaida con una serie di attacchi e attentati che nel 2005 e 2006 hanno colpito le principali chiese della capitale. Poi sono arrivati i rapimenti di vescovi e prelati. Lo scorso gennaio a Mosul si era registrata un'altra ondata di attentati ai luoghi sacri. Nel giugno del 2007, sempre a Mosul, erano stati uccisi un prete e tre diaconi. In queste condizioni la comunità cristiana s'è trasformata nel vaso di coccio stretto tra i vasi ferro, una popolazione negletta, osteggiata sia dal governo a maggioranza sciita, sia dalle componenti sunnite.
Papa Benedetto XVI, ben consapevole del dramma dei cristiani iracheni, ha immediatamente espresso il suo dolore per l'uccisione di padre Youssef Adel scrivendo all'arcivescovo siro-ortodosso di Bagdad, Saverius Jamil Hawa.

Il Papa ha assicurato la sua vicinanza e le sue preghiere ai famigliari e ai confratelli del sacerdote. Il Pontefice, si legge nel telegramma, «invoca il Signore affinché il popolo iracheno trovi la via della pace per costruire una società giusta e tollerante».

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