Antibiotici, scoperto il killer dei superbatteri

Lo studio è stato condotto dagli scienziati dell'Università di Sheffield e del Rutherford Appleton Laboratory (Ral)

Antibiotici, scoperto il killer dei superbatteri

Venticinquemila morti in Europa ogni anno che potrebbero salire a dieci milioni nel 2050 se non si affronta immediatamente il problema. Sono questi i dati allarmanti diffusi dall'OMS riguardo alla cosiddetta resistenza agli antibiotici e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito tra i suoi obiettivi (nella categoria "Priority1Critical") la necessità di trovare nuovi trattamenti. L'abuso e l'utilizzo improprio di questi farmaci hanno favorito la comparsa di batteri resistenti. Forme comuni di utilizzo non corretto comprendono l'uso eccessivo di antibiotici nella profilassi dei viaggiatori, un'anamnesi superficiale del paziente, l'omissione nel prescrivere o nel seguire il corso del trattamento secondo precisi intervalli giornalieri e ancora il mancato riposo necessario all'organismo per eliminare l'agente infettante. Una menzione a parte merita la loro assunzione per trattare infezioni virali come il raffreddore. In questi casi, infatti, essi non sortiscono alcun effetto. La gravità di tale problematica non riguarda esclusivamente le implicazioni cliniche (aumento di morbilità, letalità, durata della malattia, complicanze e possibili epidemie) ma anche quelle economiche. Si pensi ad esempio al costo aggiuntivo richiesto per l'impiego di altri trattamenti o al prolungamento delle degenze in ospedale.

Una nuova speranza nella lotta alla resistenza agli antibiotici sembra giungere da uno studio condotto dagli scienziati dell'Università di Sheffield e del Rutherford Appleton Laboratory (Ral). Il team, guidato da Jim Thomas del Dipartimento di Chimica, sta testando un nuovo composto che uccide i superbatteri. Esso è sviluppato su batteri Gram-negativi resistenti, tra cui l'Escherichia coli. Tali ceppi batterici possono causare infezioni del tratto urinario, del flusso sanguigno e polmoniti. Sono altresì difficili da trattare poiché la parete cellulare impedisce ai farmaci di entrare nel microbo.

La ricerca ha dimostrato che il composto è luminescente e presenta diverse modalità d'azione, rendendo così più difficile l'emergere della resistenza nei batteri. Tutto ciò potrebbe portare alla messa a punto di trattamenti in grado di rendere meno insidiosi i superbatteri.

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