Riccardo Cervelli
Dispositivi medici impiantabili che durano più a lungo possono contribuire a rendere più sostenibili i costi delle terapie, a migliorare la qualità della vita dei pazienti e, in ultima analisi, ad abbassare la soglia di accesso alle cure da parte di nuovi malati. Sono alcuni messaggi emersi dal convegno «Longevità che genera sostenibilità», che si è svolto a dicembre alla Biblioteca del Senato «Giovanni Spadolini», a Roma, con il supporto «incondizionato» del gruppo biomedicale Boston Scientific (7,5 miliardi di dollari il fatturato globale nel 2015, del quale il 12% reinvestito nell'ambito della ricerca e delo sviluppo). In particolare, l'evento - cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, associazioni di pazienti e operatori della sanità - ha messo sotto la lente d'ingrandimento i vantaggi derivanti dall'impiego di dispositivi quali pacemaker e/o defibrillatori (utilizzati nel trattamento dello scompenso cardiaco cronico) aventi batterie di maggiore durata.
Il mondo della sanità si trova di fronte alla sfida di contemperare la domanda di cure efficaci in costante crescita, legata anche all'invecchiamento della popolazione, e la necessità di rendere sempre più sostenibili i costi. In questo scenario diventa più che mai necessario identificare criteri di scelta delle soluzioni tecnologiche che sposino sia le esigenze di appropriatezza terapeutica sia quelle di un migliore rapporto costo-efficacia. Per l'elaborazione di questi nuovi approcci - è emerso nel corso del convegno - sarebbe opportuna anche una maggiore collaborazione fra responsabili degli acquisti, società scientifiche e associazioni dei pazienti.
L'aumento della longevità dei defibrillatori e dei pacemaker è auspicabile per il fatto che questi dispositivi migliorano la qualità della vita e aumentano la sopravvivenza dei pazienti, ma hanno una durata inferiore a essa, legata al normale esaurimento delle batterie.
Da qui la necessità di più sostituzioni del dispositivo nel corso della vita di una persona. Una necessità che comporta una lievitazione della spesa complessiva di un processo terapeutico, dovuta ai costi per ciascun nuovo device e a quelli di possibili complicanze e ripetute ospedalizzazioni.
Riflettori puntati, quindi, sulla longevità delle batterie, aspetto al quale guardano con favore sia i medici sia i pazienti. «Boston Scientific - ha commentato Raffaele Stefanelli, amministratore delegato della filiale italiana del gruppo - produce direttamente le proprie batterie.
Inoltre, sin dal 2008 ha introdotto device con batterie che durano oltre 10 anni (8 anni per quelli destinati alla terapia di re-sincronizzazione cardiaca). Di fatto, i più longevi al mondo, con una proiezione di durata reale compresa tra i 9 e i 13 anni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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