A Sanremo una canzone in genovese

A Sanremo una canzone in genovese

Giorgio Calabrese, uno dei fondatori della scuola dei cantautori genovesi, fra i dieci premiati con il «Premio Regionale Ligure», ha confessato una sua segreta speranza che potrebbe diventare realtà in occasione del Festival di Sanremo.
Calabrese, è vero che, se al Festival si accetteranno canzoni in dialetto, lei ha pronta una canzone in genovese?
«Sì è vero, l’ho composta insieme il maestro Reverberi col quale abbiamo lavorato da sempre».
Che tipo di canzone sarà? Che titolo? Chi la canterè?
«Calma, calma: la canzone sarà d’amore, ci mancherebbe. Non posso rivelare per ora né il titolo né chi la canterà. Perché non è facile individuare una voce adatta, oggi».
Giorgio Calabrese, in verità, aveva già scritto in passato alcune belle canzoni in dialetto, in particolare, «L’estate» cantata da Laura D’Angelo, una bella voce genovese. Poi scrisse anche «La primavera» e la «Riunda», cioè la «Rotonda».
Fra l’altro Calabrese fu quello che fece conoscere in Italia la musica brasiliana traducendo canzoni come «La ragazza di Panema» e «La pioggia di marzo».
Calabrese, la canzone in dialetto avrà echi brasiliani?
«Lo escludo, troppo facile, troppa attrazione immediata. No, sarà una canzone che sarebbe piaciuta a Umberto Bindi».
Lei che ne pensa del dialetto a Sanremo?
«Canzoni dialettali sono già state presentate; in napoletano, in siciliano, in sardo, ricordo i Tazenda. Dunque non è una grande novità».
Certo una canzone in dialetto genovese sarebbe un bel colpo?
«Sì certo. Anche se De André con “A creuza de ma’» fece successo in dialetto.
Come mai con il maestro Reverberi?
«Perché siamo uniti da amicizia e dalla professione: e poi una bella canzone in genovese ci riporta ad anni fa quando insieme scrivemmo parecchie di queste melodie».
Calabrese ha scritto soprattutto per Umberto Bindi: proprio quest’anno, guarda caso, si celebrano i cinquant’anni di «Arrivederci» uno dei motivi che hanno fatto la storia della canzone italiana. Da due anni Calabrese è anche direttore artistico del Premio Bindi a Santa Margherita.


Ma lei pensa che queste canzoni dialettali verranno accettate?
«Pippo Baudo lo sostiene, naturalmente non dovrà essere il Festival del dialetto. Qualche spruzzata, ecco».
E Calabrese-Reverberi che probabilità avranno di vincere?
«Questo non si può dire: tutto è possibile. Ricordo che “E se domani” arrivò molto indietro e poi...».

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