Santanchè: «An è monarchica ma lo dicono solo in privato»

«I valori non sono in vendita Le defezioni? Siamo soltanto all’inizio E Fini, senza il Cavaliere, è finito»

da Roma

Lo sa, onorevole Santanchè, che La Russa e gli altri la considerano la reclutatrice de La Destra dentro An?
«E questo è solo l’inizio... Quel che mi fa sorridere è che quando ho lasciato il partito erano tutti contenti».
D’altra parte, la sua rottura con Fini è storia antica.
«Risale al 2005, quando diventai relatrice della Finanziaria. Prima donna nella storia della Repubblica».
Non si complimentò?
«Mi fece chiamare da La Russa. Che esordì così: “Dice Gianfranco che hai cinque minuti per dimetterti. Se vuole, ci mette un attimo ad annunciare la tua espulsione dal partito”. Un dolore immenso... Ma ci vuole coraggio a dire che An è un partito che valorizza le donne...».
Poi c’è stato lo scontro sulla procreazione assistita.
«Da allora ho iniziato a non riconoscermi più in An. Vede, i valori non sono in vendita. Dalla procreazione, alla questione immigrati fino al Corano a scuola. Per non parlare dell’ingresso della Turchia in Europa, del salvataggio di Alitalia e della difesa a oltranza del pubblico impiego senza capire che il problema è il salario».
Insomma, non è vero come dice La Russa che andate via per opportunismo?
«Questi sono solo attacchi personali che dimostrano tutta la debolezza di An. La Russa trovi il buongusto del silenzio e si metta d’accordo con se stesso».
In che senso?
«Abbiamo intrapreso strade politiche diverse, ma tutto ciò che dico di An La Russa lo condivide da 12 anni. La differenza? Io sono libera di parlare e lo sono sempre stata, loro sono sinceri solo in caffetteria...».
Ovviamente, senza alcun riferimento alla conversazione rubata da «Il Tempo» in cui Gasparri, Matteoli e La Russa ne dicevano di tutti i colori su Fini.
«Ovviamente».
A suo avviso, insomma, An è un partito monarchico.
«Da cui la sintesi delle “palle di velluto”. Perché so bene che quasi tutti non condividono la politica del monarca ma non hanno il coraggio di dirlo pubblicamente».
E perché se la prendono con lei con tanta foga?
«Magari per invidia, visto che io posso parlare liberamente anche senza rinchiudermi in una caffetteria».
Lei, De Albertis, Ciabò. Una diaspora tutta al femminile.
«Anche per questo i miei ex colleghi di partito sbagliano. Quando le donne si sentono attaccate si compattano e sanno far male. Soprattutto quando hanno a che fare con delle donnine...».
Cosa ne pensa della rottura tra Fini e il Cavaliere?
«È una guerra sbagliata, soprattutto perché fatta da destra dove correttezza e riconoscenza sono dei valori. Quando Fini lo ricatta con la minaccia della Gentiloni fa solo una pessima figura».
Riconoscenza? Non starà tirando fuori la storia delle fogne?
«Dico solo che senza Berlusconi non avrebbero nemmeno immaginato di arrivare agli incarichi di prestigio avuti negli ultimi anni.

Eppoi oggi il Cavaliere sta facendo quello che Fini gli ha chiesto disperatamente per mesi, un grande partito moderato che guarda al Ppe. Con tanto di primarie. Mi auguro solo che capisca al più presto che senza Berlusconi non va da nessuna parte, gli italiani non lo perdonerebbero mai».

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